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8 Ottobre 2010 | Attualità

Internet non vince il Nobel per la Pace e la Cina lo blocca

Ironia della sorte, destini che si incrociano. O, semplicemente, destino beffardo. Oggi è stato assegnato all’attivista democratico cinese Liu Xiaobo il Nobel per la Pace 2010. In corsa, su iniziativa dal mensile Wired Italia e dal suo direttore Riccardo Luna, c’era anche Internet. Internet strumento di libertà, di pace e, soprattutto di comunicazione. Una comunicazione libera, aperta e che dà voce a chiunque abbia bisogno di farsi sentire. Un’arma di costruzione di massa, come recita lo slogan coniato da Luna per la campagna. Arma che, visto quello che è successo oggi dopo l’assegnazione del premio a Liu Xiaobo, fa ancora paura a chi ha tutto l’interesse a controllare la libera circolazione delle informazioni: la notizia relativa al Nobel per la Pace è rimbalzata ovunque, tranne che in Cina. Le autorità di Pechino, che hanno criticato la vittoria di Xiaobo definendola “un’indecenza” , hanno cancellato tutti i riferimenti al Nobel dai quotidiani online e dai portali di informazione cinesi. Facebook, Twitter, Flickr, Vimeo, Ustream, Wikipedia YouTube e qualsiasi altro sito che permetta una condivisione della notizia incriminata è bloccato. Stesso destino per le televisioni e per gli sms che contengono il termine Liu Xiaobo. L’attivista è stato condannato a 11 anni di prigione con l’accusa di di sovversione del potere dello Stato per aver scritto nel 2008, insieme ad altri intellettuali cinesi, un manifesto, Charta 08, in cui si chiedeva libertà di espressione ed elezioni aperte a più partiti nel paese asiatico. Oggi il coraggio manifestato  da Xiaobo e la sua “lunga e non violenta lotta per i diritti umani fondamentali in Cina” sono stati ritenuti meritevoli dal Comitato norvegese che assegna il Nobel e, allo stesso tempo, le motivazioni che hanno portato alla candidatura di Internet si sono rivelate più che mai attuali.

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