Julian Assange, dopo una settimana di carcere, torna libero , dopo che la magistratura britannica gli ha concesso di lasciare la cella di detenzione su cauzione. Ma la Svezia, stato in cui il fondatore di WikiLeaks è accusato di stupro, ha presentato immediatamente appello . E così, il giornalista è ancora dietro le sbarre, in attesa dell’udienza alla High Court of Justice prevista entro fine settimana. Secondo il suo avvocato, Mark Stephens, le condizioni del detenuto Assange sono del tutto anormali, mentre il suo assistito “ crede nella giustizia britannica, ma è arrabbiato perché sa di avere ragione” La Corte londinese, comunque, aveva fissato il prezzo della cauzione a 200mila sterline in contanti, soldi che difficilmente Assange da solo è in grado di reperire. Boicottato da Mastercard e Visa, il volto noto di WikiLeaks può però contare sulla solidarietà di celebrità e semplici internauti: il regista Michael Moore ha messo a disposizione 20mila dollari e i suoi server, così come lo scrittore di My Beautiful Laundrette, Hanif Kureishi. Arringhe a suo favore sono state pronunciate anche dal regista Ken Loach, il giornalista John Pilger, lo scrittore Tariq Ali e l’attivista per i diritti umani Bianca Jagger. Contributi che non bastano per tenere Assange fuori dal carcere in attesa della prossima udienza sull’estradizione, fissata per l’11 gennaio.
Assange libero, anzi no. Diatriba sulla cauzione

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