Come rovinare un’immagine vincente in poche mosse. E’ quel che sta accadendo a Facebook, la cui quotazione in Borsa sta dando più problemi che guadagni. Dopo il tracollo nei primi giorni a Wall Street, il titolo ora naviga a vista, mentre gli azionisti hanno lanciato una class action contro il ceo Mark Zuckerberg e contro Morgan Stanley. La banca che ha guidato l’Ipo del social network sta pensando a un rimborso per gli investitori : i maggiori venditori al Nasdaq hanno perso più di 100 milioni di dollari e sono sul piede di guerra. Morgan Stanley ha annunciato una regolamentazione dei prezzi degli scambi avvenuti lo scorso venerdì, durante il debutto a Wall Street: nessuno pagherà più di 43 dollari ad azione. Il 18 maggio, a causa dell’avvio ritardato degli scambi e di altri intoppi, ci sono stati problemi tecnici su acquisti, vendite e cancellazione: alcuni ordini possono essere stati così realizzati male, rovinando così l’Ipo e obbligando la banca a mettere una (tardiva) toppa. I vertici del sito, nel frattempo, tacciono ma stanno pensando a un passo indietro. Niente ritiro dai mercati, ma un cambio di indice: dal Nasdaq, che raccoglie i titoli tecnologici, al più generico New York Stock Exchange . Nel tentativo di recuperare terreno in Borsa e l’aura di azienda prodigio.
Facebook-caos, rimborsi e rimorsi

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