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18 Giugno 2012 | Attualità

Google smaschera la tentata censura web

Google ha pubblicato il Transparency Report , il documento che monitora le richieste di rimozione dei contenuti dai servizi gestiti dal motore di ricerca fatte dai governi di tutto il mondo. Tra luglio e dicembre del 2011, Mountain View ha ricevuto 1.028 proteste che chiedevano lo stralcio di link , video o altri materiali indicizzati dal portale. A preoccupare non è il numero di inviti ricevuti, stabile rispetto al rapporto del 2009, ma l’indirizzo politico di molte di essi.   I contenuti più indigesti, dunque, sono quelli dal taglio politico. Se a volte la richiesta di rimozione è legittima, in altri casi è la volontà censoria a farla da padrona: “E’ allarmante non solo perché la libera espressione è a rischio – dice Dorothy Chou sul blog ufficiale di Google -, ma perché alcune di queste richieste provengono da paesi insospettabili, democrazie occidentali tipicamente non associate alla censura” . Il nuovo oscurantismo ha matrice governativa e si esplica nella volontà di controllo di quello che passa su internet.   Un’abitudine più radicata di quanto non si creda, anche negli stati europei. L’authority spagnola, per esempio, ha chiesto la rimozione di 270 risultati di ricerca che rimandavano ad articoli di blog e giornali online contenenti richiami a personaggi pubblici. Ma Google non ha accettato e così i link sono ancora rintracciabili. Regno Unito e Germania hanno alzato la guardia: Londra ha ottenuto la chiusura di cinque account YouTube (con 640 video) per ‘promozione del terrorismo’, mentre Berlino ha fatto cancellare 898 risultati di ricerca perché contenevano aspre critiche all’esecutivo ritenute dai giudici ‘non attendibili’. Il paese leader in materia, però, sono gli Stati Uniti , dove le domande di cancellazione di contenuti sono aumentate del 103% rispetto al 2009, coinvolgendo 218 siti web ritenuti diffamatori e 1.400 video su YouTube.   E in Italia? Il Belpaese conta 28 richieste di rimozione per 96 contenuti , ma nessun tentativo di far sparire video satirici sulle disavventure sessuali dell’ex presidente del Consiglio, come riportava il rapporto del 2009. Qualcosa, ogni tanto, cambia.

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