Si infervora ancor di più la polemica sulla tassazione delle compagnie internet , che spesso pagano imposte irrisorie su utili enormi, senza però infrangere le leggi locali. Tra queste, Google è un’osservata speciale. La compagnia di Mountain View è abile nel trovare trucchi e manovre fiscali che le consentono di tenere per sé gran parte della ricchezza prodotta. Nel 2011, il motore di ricerca ha trasferito 10 miliardi di dollari di profitti da tutto il mondo alle Bermude, risparmiando così circa 2 miliardi di imposte. Attraverso una serie di ponti bancari dall’Asia e dall’Europa, Google ha pagato la metà delle tasse dovute. L’approdo al paradiso fiscale è stato possibile grazie all’aiuto di paesi europei (come l’Olanda), che offrono un trattamento finanziario agevolato e una accisa minima sui grandi trasferimenti di capitale all’estero. E in poche mosse, i colossi web (come Amazon, Facebook e BigG) hanno costruito imperi ricchissimi.
Finanza creativa per Google, alle Bermuda

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