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13 Febbraio 2013 | Attualità

Berlinale, una sedia vuota per Panahi

“Lui dovrebbe essere qua ”, c’è scritto. Come già due anni fa, la sagoma cartonata di Jafar Panahi domina di fronte all’entrata in sala del Berlinale Palast. Il regista iraniano è assente dopo la condanna da parte del regime per colpe d’” opinione cinematografica ”. A Berlino, la sua sedia rimane vuota , così ancora una volta, c’è il film ma non il suo autore.  Il film s’intitola Closed curtain : un’abitazione, occlusa da cancelli e tende e da tutto quello che sbarra la vista agli sguardi da fuori. Al centro della scena uno sceneggiatore (Kamboziya Partovi, coautore dello stesso film e storico collaboratore di Panahi) che si isola in quella casa per potere scrivere in tranquillità. A fargli compagnia un cane , trafugato all’interno di una valigia, perché perseguitato da una cultura islamica che lo considera bestia impura, ma anche una donna . Da fuori trapela solo il sonoro di sirene della polizia, manifestazioni. 

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