Segnali positivi dal bilancio del New York Times . Il più celebre quotidiano d’America torna in attivo e supera forse il momento più difficile della sua lunga storia. Negli ultimi quattro anni, il giornale ha rischiato più volte la bancarotta, ma ora torna a sorridere grazie al boom degli abbonamenti digitali a pagamento . Il paywall, insomma, sembra funzionare davvero . Merito della cura di Jill Abramson, chiamata a risanare la compagnia editoriale: nel secondo trimestre del 2013, i conti di New York Times Company hanno segnato un utile netto pari a 20,1 milioni di dollari, contro la perdita di 87,6 milioni registrata a giugno dello scorso anno. Il fatturato è calato dello 0,9%, a 485,4 milioni di dollari, mentre i ricavi generati dalla diffusione del giornale sono cresciuti dello 5,1%. Il problema restano gli investimenti pubblicitari , scesi di un ulteriore 5,8%, ma si tratta di una crisi generalizzata che afferisce a quella dell’economia globale. A compensare le perdite dell’adv ci hanno pensato i lettori online in forte aumento: le sottoscrizioni al formato digitale sono cresciute del 40% su base annuale, raggiungendo le 699mila unità (cui vanno aggiunti i 39mila abbonamenti del Boston Globe ). La strategia digitale comincia a pagare e la redazione – dopo licenziamenti e cassa integrazione – è tornata ai livelli di cinque anni fa: ora servirà completare la fase di sviluppo e fare da traino (almeno ideale) per il giornalismo mondiale.
New York Times, la luce in fondo al tunnel

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