C’è preoccupazione negli Stati Uniti per la sentenza della Corte di Washington, che consente all’operatore Verizon di vendere pacchetti di servizi internet a costi differenti a seconda dei contenuti offerti . Secondo gli esperti di settore, sarebbe in pericolo la neutralità della rete , con le compagnie che forniscono le connessioni a decidere quanto far pagare ciascun cliente aziendale secondo le necessità, che dipendono dai contenuti prodotti, oppure i privati secondo la quantità di banda consumata. Il tribunale ha deciso di schierarsi a favore di Verizon, che aveva fatto ricorso contro il regolamento della Federal communications commission , che con la legge sull’ ‘internet aperto’ aveva impedito ai provider di bloccare qualsiasi tipo di contenuto legale o applicazione web e, di conseguenza, vietava il trattamento differenziato del traffico internet. La Commissione federale – nel suo regolamento – considera la banda larga alla stregua di un servizio d’informazione , centrale per lo sviluppo delle comunità e da non discriminare in alcun modo. La sentenza del tribunale di Washington, invece, cataloga la connessione come mero servizio di telecomunicazione, perciò soggetto alle normali (e più volatili) leggi di mercato, con gli operatori liberi di limitare o allargare la banda (e i suoi costi) secondo criteri meramente aziendali. I grossi clienti come Google e Netflix potrebbero dunque subire incrementi delle spese per lo sfruttamento massiccio della velocità di rete , oppure i privati potrebbero veder aumentare la bolletta telefonica per l’uso intensivo di streaming, download e non solo. Il principio di neutralità della rete verrebbe così violato, mentre i cittadini, che secondo la Fcc dovrebbero poter usufruire parimenti del web, come diritto fondamentale per la formazione e l’informazione, sarebbero discriminati. Comcast, At&t e Verizon festeggiano, ancor più forti e determinati ad avere un ruolo chiave, come operatori, nello sviluppo della rete americana. Gli utenti rimuginano e sperano comunque nel controllo finale della Commissione, che deve vigilare su eventuali discriminazioni dei contenuti online da parte di chi fornisce la connessione.
Usa, neutralità del web sotto tiro

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