Sabato 1 marzo sarebbe dovuta entrare in vigore la web tax , regolamento che vietava alle aziende italiane di comprare pubblicità online da società che non hanno partita Iva italiana. Tutti i clienti nazionali di Google, Amazon, Yahoo! e Microsoft, dunque, sarebbero risultati fuori legge. Il Governo Letta aveva pensato il provvedimento per racimolare imposte dagli enormi profitti che le compagnie internet straniere ottengono in Italia, salvo poi pagare tasse (agevolate) altrove, dove hanno sede fiscale i colossi della rete (Irlanda, Lussemburgo, Olanda). L’esecutivo guidato da Matteo Renzi ha però stralciato la norma, di fatto inapplicabile nell’immediato e probabilmente lesiva di alcuni dei diritti garantiti dall’Unione europea sul commercio e il mercato. “Ne riparleremo in un quadro di normativa europea” , ha detto via Twitter Graziano Delrio, braccio destro del premier, prefigurando un dibattito a livello continentale sul comportamento delle granzi aziende del mercato internet, con la cooperazione della Commissione europea. Il faccia a faccia tra Google & Co. e i governi locali, in tempi di crisi quanto mai ansiosi di riscuotere tasse sugli introiti milionari del web, è solo rinviato.
Fantasma web tax: tutto rinviato

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