Il governo statunitense ha annunciato la volontà di allentare il proprio controllo sulla rete internet , decentrando il processo di assegnazione degli indirizzi della rete, sinora interamente appannaggio di Icann, organizzazione in pratica gestita dagli Usa tramite il Dipartimento del Commercio. I domini web potranno contare su una governance globale, o almeno questa sarebbe l’intenzione , anche se una vera e propria riorganizzazione deve ancora essere discussa. Gli Stati Uniti hanno chiamato a raccolta le grandi compagnie di settore per decidere il da farsi, venendo incontro alle richieste dell’Unione europea e delle altre potenze (Rusia e Cina in testa), che da tempo chiedevano che l’organizzazione della rete fosse il risultato di un processo internazionale e non solo di un’emanazione mono-diretta a marca amercana. A influire sulla scelta dell’amministrazione Obama è stato senza dubbio lo scandalo Datagate , che ha visto gli Usa grandi manovratori di un sistema di spionaggio su larga scala: la vicenda ha minato definitivamente la credibilità di Washington come unico centro nevralgico per lo sviluppo del web. “Stiamo invitando governo, settore privato, società civile e altre organizzazioni internet a unirsi a noi nella gestione di questo processo di transizione” , si legge sul sito di Icann. La svolta è storica: a venticinque anni dalla creazione del world wide web, la rete si appresta a cambiare rotta, a diventare davvero una questione mondiale in cui gli indirizzi .com, .gov, oppure personalizzati verranno distribuiti tenendo conto delle esigenze delle diverse aree del globo e non più dell’idea di web voluta da Washington. La prima tappa sarà un incontro a Singapore, il prossimo 23 marzo, in cui si dovrebbe dare il via al processo di orientalizzazione di internet. Ad alcuni colossi americani non piace l’idea di condividere con Russia e Cina le linee d’evoluzione del settore, ma la storia fa il suo corso e, nel 2014, è anacronistico che ha decidere le sorti di un fenomeno capillare come il web sia esclusivamente la Silicon Valley.
Il web è un po’ meno americano

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