Sembra essere già finito il tempo dell’e-commerce guidato dai social network : secondo un’indagine condotta da Capgemini su oltre 18mila persone di diciotto diversi Paesi, gli utenti web si fidano poco di Facebook & Co. per le decisioni sui nuovi prodotti da acquistare. Se internet resta lo strumento preferito da molti consumatori (il 75% del campione) per perfezionare le compere o scoprire le novità di settore, i siti 2.0 hannp perso credibilità rispetto a qualche tempo fa. Sarebbe anche questo il motivo del continuo rinvio da parte di Twitter, Facebook e Pinterest di veri e propri servizi di commercio elettronico. Nonostante l’introduzione del pulsante ‘Buy’ (nel primo caso), la crescita di fatturato pubblicitario (nel secondo) e di popolarità (nel terzo), i social media non riescono a diventare veri e propri finalizzatori del processo di e-commerce. Sulla rete (anche 2.0) ci si informa, si scoprono prodotti, si fanno confronti di prezzo , ma poi si acquista sempre nei soliti (pochi) siti noti o nei negozi fisici. A beneficiare dell’apporto social è soprattutto il settore della moda, con foto, pareri e look improvvisati (e magari un selfie a supporto). In generale, le rivendite tradizionali stanno tornando in auge, crisi a parte, perché offrono garanzie sulla sicurezza e l’efficacia della transazione: privacy e dati personali sono i crucci di chi fa acquisti online ma, soprattutto, di chi non ne fa. Tra questi ultimi, però, il 51% ammette di voler soendere in futuro soldi tramite internet. Le incertezze sul commercio via web hanno i giorni contati.
Il commercio non si fida dei social

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