Le tecnologie RFId, che permettono l’identificazione di oggetti e persone attraverso l’uso di trasmissioni a radio frequenza, rappresentano il futuro nel settore dell’innovazione digitale. Ma in Italia il loro sviluppo è ancora allo stato embrionale ed è frenato dalla normativa ancora arretrata sulle frequenze. E’ quanto affermato nel ” Libro bianco RFId ” voluto da Confindustria Servizi innovativi e tecnologici e la Fondazione Ugo Bordoni . Grazie a una capacità di identificazione a distanza e di gestione delle informazioni molto più elevata rispetto alle tecnologie attuali, i settori di applicazione delle RFId risultano potenzialmente illimitati, così come illimitati sembrano i benefici ottenibili dalle organizzazioni e dal sistema economico nel suo complesso. Il mercato RFId italiano è però ancora in fase embrionale, con una dimensione media dei fatturati delle aziende campione intorno ai 500 mila euro. Per il relatori del Libro bianco la principale causa della mancata crescita è la normativa inadeguata che, limitando potenze e frequenze, non consente in Italia la lettura dei RFId a distanze superiori al mezzo metro, mentre in Europa e negli Usa si arriva a qualche metro. Produttori e distributori di tecnologie RFId italiani son comunque ottimisti sull’evoluzione delle applicazioni: il complesso delle aziende considerate nel campione stima che, a fronte della liberalizzazione delle frequenze, si avrebbe un incremento di fatturato per il triennio 2006-2008 di circa il 200%.
L’innovazione delle onde radio in Italia è ancora indietro

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