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9 Marzo 2007 | Innovazione

Liberate Mastrogiacomo

L’inviato di Repubblica è ancora nelle mani dei talebani. A Roma una manifestazione ne ha chiesto la liberazione. Daniele Mastrogiacomo, il giornalista di Repubblica di cui non si hanno più notizie da domenica, sarebbe vivo e starebbe bene. Lo ha detto in un’intervista a Rai International il giornalista pachistano Hamid Mir. Il ministro degli Esteri  Massimo D’Alema ha detto che “l’Italia sta tenendo aperti tutti i canali”, ma la Farnesina ha sottolineato che non aprirà i negoziati se non ci sarà la prova che Mastrogiacomo è ancora in vita. A Roma si è tenuta ieri, 8 marzo, una manifestazione in piazza del Campidoglio per chiedere la liberazione del reporter. Secondo il direttore di Repubblica “c’è un pezzo della libertà di tutti sotto sequestro”. Un appello per la liberazione è stato lanciato da Maulana Sami-ul Haq, noto come il ‘padre dei talebani’ e oggi, dopo la preghiera del venerdì, è previsto un altro appello alla Grande Moschea di Roma. L’appello in inglese e arabo lanciato da Repubblica è già stato firmato da 24.000 persone.   Alcuni capi tribali della provincia di  Helmand hanno chiesto ai taleban – secondo quanto riferisce  l’agenzia afghana Pajhwok – di liberare Daniele Mastrogiacomo.  L’agenzia, sottolineando che il giornalista italiano e’ stato catturato nel distretto di Nad Ali ”perche’ vi e’ entrato senza  permesso”, cita Haji Mirajan Adil, uno dei leader del clan  Grishk, il quale ha detto che rapire giornalisti e’ una  violazione della liberta’ di espressione. Haji Mirajan ha quindi  chiesto ai taleban di liberare il giornalista e di consentire  agli organi di stampa di raccontare cosa avviene in Afghanistan.  Viene poi citato Haji Rahmatullah, membro del consiglio  provinciale di Lashkargah, secondo il quale i taleban non devono trattenere Mastrogiacomo perche’ sequestrare civili innocenti è contro l’islam.  Come dice il capo dell’Unita’ di crisi della Farnesina il ”canale certo” per arrivare a chi da lunedi’ mattina tiene prigioniero Daniele Mastrogiacomo non c’e’ ancora. Ma quelli che Elisabetta Belloni definisce ”elementi che stiamo valutando e esaminando” altro non sono che contatti, questi si’ reali, secondo quanto si apprende, stabiliti dagli uomini del Sismi dopo aver attivato tutte le fonti nella zona. Non e’ un caso che proprio oggi alcuni leader tribali della provincia di Helmand abbiano fatto un appello ai talebani, rilanciato dall’agenzia afgana Pajhwok, affinche’ liberino l’inviato di Repubblica. Dunque qualcosa si muove, anche se molto sottotraccia. Gli investigatori stanno insomma attendendo un segnale chiaro proprio da quei contatti, che consenta di avere la plausibile certezza che chi in queste ore sta tentando di accreditarsi come negoziatore sia realisticamente in grado di trattare. Anche perche’ se e’ vero, come sembrerebbe, che l’inviato di Repubblica e’ stato rapito dagli uomini del mullah Dadullah – che e’ l’autorita’ politica piu’ influente nell’intero sud dell’Afghanistan, nonche’ comandante militare dei talebani che operano nella zona – prima di fare qualunque mossa e intavolare una trattativa e’ fondamentale individuare il canale giusto, senza perdere tempo prezioso. Fonti d’intelligence, inoltre, giudicano piuttosto attendibili le notizie provenienti da due giornalisti pachistani secondo i quali Mastrogiacomo e’ vivo e sta bene. Anche se si ribadisce, come d’altronde ha fatto in via ufficiale la Belloni, la necessita’ di avere una ‘prova’ chiara da parte dei sequestratori. Quel che interessa ai nostri servizi e’ anche la seconda parte del messaggio che i talebani avrebbero consegnato al giornalista pachistano Rahimullah Yousefzai, del quotidiano indipendente di Peshawar, ‘The News’. Interpellato dall’ANSA, Yousefzai ha raccontato di aver avuto stamattina un contatto con i rapitori, che ”non hanno fatto richieste, almeno apertamente”. Tradotto, significherebbe che una trattativa si puo’ aprire non sulla base dei soldi quanto sull’ipotesi di uno scambio di prigionieri. Sarebbe anche questo il senso della dichiarazione di ieri di uno dei portavoce dei talebani, Qari Yousuf Ahmadi, nel punto in cui sottolinea che la liberta’ di stampa deve valere per tutti, giornalisti occidentali e talebani. Il riferimento, secondo gli investigatori, e’ ad alcuni portavoce del movimento arrestati in Afghanistan e Pakistan nei mesi e negli anni scorsi.  

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