Coldiretti e Cna Agroalimentare hanno analizzato le abitudini alimentari degli italiani durante il periodo natalizio: aumentati il consumo di cibo e la tendenza a preparare i dolci tipici in casa.
È il protagonista indiscusso delle feste natalizie e quest’anno è costato agli italiani, secondo un’indagine della Coldiretti, oltre 2,5 miliardi di Euro, il 38% in più rispetto allo scorso anno. Si tratta del cibo consumato per la cena della vigilia e il pranzo di Natale, tradizioni a cui gli italiani non hanno rinunciato seppur preoccupati per la situazione dei contagi ancora molto grave.
Quest’anno sono anche raddoppiate le presenze a tavola, con in media 7 persone contro le meno di 4 dello scorso Natale; 3,5 milioni di italiani hanno festeggiato fuori casa, nei ristoranti o negli agriturismi, ma la maggioranza delle persone ha preferito restare in casa per le festività, con amici e parenti, trascorrendo in media 2,9 ore ai fornelli.
Quanto al menù, vince come ogni anno la tradizione: per quanto riguarda la cena della vigilia, in 7 tavole su 10 è stato servito il pesce (71%) mentre per il pranzo di Natale sono stati preparati brodi, minestre, zuppe, bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello al tacchino, e pizze rustiche. 8 italiani su 10 (84%) non hanno rinunciato allo spumante abbinato al panettone (77%) o al pandoro (69%), i dolci che a Natale non possono mancare e rispetto ai quali Altroconsumo ha stilato una classifica di quelli più buoni in commercio nella grande distribuzione, tenendo in considerazione una serie di aspetti tra cui: rapporto qualità-prezzo, gusto, qualità degli ingredienti, informazioni contenute sull’etichetta.
Per quanto riguarda i panettoni, il più buono secondo Altroconsumo è quello Maina al pari del Vergani; seguono il panettone classico a marchio Coop (prodotto da Maina), il Bauli, il Galup, il panettone Motta, Tre Marie, Giovanni Cova e C., il Loison, il panettone Conad (prodotto sempre da Maina), il Balocco e il Paluani. Il miglior pandoro disponibile in Italia è invece quello delle Tre Marie, seguito da Le Grazie Esselunga (prodotto da Maina), il pandoro Maina, Melegatti, Motta, Bauli, Perbellini, Paluani, Borsari e Balocco.
Pandoro e panettone però non sono stati gli unici dolci consumati durante le feste. Complici la situazione che costringe a trascorrere molto tempo in casa e la voglia di contribuire a creare l’atmosfera delle feste che solo i dolci preparati in casa sanno dare, Cna Agroalimentare ha condotto una ricerca secondo cui quasi un italiano su 5 (poco più del 19%) decide di preparare i dolci in casa, quelli tipici del Natale e caratteristici delle varie regioni italiane.
In Valle d’Aosta si prepara il Lou mecoulin, un pane dolce originario di Cogne; in Piemonte il bonet, un budino molto antico, e il tronchetto di Natale, di origine precristiana; in Liguria il dolce tipico natalizio è il pandolce, una focaccia lievitata con uva passa e canditi; in Valtellina la bisciola, una pagnotta preparata con farina di segale e frutta secca; in Trentino si prepara lo Zelten, un pane con frutta secca e canditi; in Friuli la gubana e la putizza; in Emilia Romagna ci sono il certosino (o pan speziale) e il panone di Natale, più tipico delle campagne; in Toscana il famoso panforte e i ricciarelli; nelle Marche il bostrengo e i cavallucci di Apiro con il mosto d’uva; in Umbria il panpepato e il torciglione a base di mandorle; in Abruzzo il pane rozzo al mais (rinominato parrozzo da Gabriele D’Annunzio); in Molise i mostacciuoli; nel Lazio il pangiallo, ricoperto di glassa e ripieno di ricotta e zafferano; in Campania gli struffoli, i rococò, i susamielli, le zeppole; in Puglia i pasticciotti e le carteddate al vincotto, comuni alla Lucania e alla Calabria in cui si preparano anche i fichi chini; in Sicilia i buccellati, i cannoli e la cubaita e infine in Sardegna i papassini e i sebadas.
di Antonietta Vitagliano