L’edizione 2022 dell’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti italiani traccia il profilo degli studenti tra i 13 e i 19 anni: preoccupati riguardo al futuro, meno propensi a intraprendere gli studi universitari e sedentari.
Consapevoli che il Covid ha compromesso in modo irreversibile la loro formazione scolastica, sono molto meno propensi a intraprendere gli studi universitari; disillusi riguardo al futuro, preferiscono la sedentarietà anche se insoddisfatti del proprio aspetto fisico e in balia di una estetica dettata da influencer e fashion blogger. È il profilo che emerge degli giovani italiani; a tracciarlo, l’edizione 2022 dell’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia – “Adolescenza tra speranze e timori” – realizzata annualmente dall’associazione no-profit Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di ricerca IARD su un campione nazionale rappresentativo di 5.600 studenti della fascia di età 13-19 anni.
Alimentazione e sedentarietà
Il 58% degli adolescenti (69,4% delle femmine) sostiene che nei due anni di pandemia ha mangiato in modo inappropriato e il 37% lamenta di essere aumentato di peso. Il 27% (35,4% delle femmine) “si vede” più grasso della media dei suoi amici. E, soprattutto, il 50,5% (60,7% delle ragazze) non è soddisfatto del proprio aspetto fisico in generale. Ad influenzare il rapporto con il proprio fisico, e quindi anche con il cibo, risulta importantissimo il ruolo di influencer, fashion blogger, moda, pubblicità. Vale per il 59,1% dei maschi e, addirittura, per il 77,6% delle ragazze. E il condizionamento aumenta con l’età passando dal 63,5% tra gli studenti delle scuole medie inferiori al 70,1% delle superiori.
L’insoddisfacente percezione del proprio aspetto fisico è certamente aggravata dalla sedentarietà diffusa. I dati 2022 confermano che la percentuale di chi ha smesso di fare attività sportiva (che in passato aveva praticato) è passata dal 20,1% (2020) al 32,4% (2022), ma anche tra chi ancora pratica sport al di fuori della scuola la percentuale di chi pratica almeno due ore settimanali è scesa dal 62,4% (2020) al 49,5% (2022). Risulta evidente che, dallo stop imposto dalla pandemia nel 2021, molti non hanno più ripreso a fare sport.
Scuola e Università
Dall’indagine sono emerse interessanti valutazioni degli studenti circa gli effetti negativi prodotti dagli anni-Covid sulla preparazione complessiva e sul rendimento scolastico. Riguardo alla preparazione, solo il 30% afferma che gli effetti prodotti sono stati pochi o addirittura nessuno, mentre per il 70% la formazione è stata penalizzata abbastanza o molto. Il dato che preoccupa di più, perché è anche indicatore di una prospettiva futura, riguarda l’idea che gli adolescenti hanno circa il proseguire gli studi dopo il conseguimento del diploma. Pensa di iscriversi all’Università il 63% degli studenti intervistati, ma pensa di non farlo il 33% (addirittura il 40% dei maschi). Nel 2018, invece, a progettare il percorso universitario era stato il 76,8% e ad escluderlo appena il 22,9%.
Covid e guerra
Dopo il Covid, a minare ulteriormente il senso di fiducia dei giovani verso il futuro, è la guerra. La preoccupazione degli adolescenti risulta elevatissima (percentuali che oscillano tra l’80 e il 90%) per la maggior parte delle possibili conseguenze dirette e indirette che possono derivare dal conflitto. Gli aspetti umanitari (sofferenza del popolo ucraino e coinvolgimento dei civili nella guerra) sono gli ambiti verso i quali la preoccupazione è maggiore. Ma oltre il 75% è anche preoccupato per il possibile scoppio di una terza guerra mondiale o per un eventuale coinvolgimento diretto dell’Italia nel conflitto.
I viaggi
Dall’indagine emerge anche un desiderio diffuso, fortemente accresciuto rispetto al passato: la voglia di viaggiare, che interessa “molto” al 77,4% delle ragazze e al 57,7% dei ragazzi. Solo il 6% è poco o per nulla interessato a farlo. E tra i viaggiatori appena un quarto (25,8%) ha come obiettivo del viaggio il divertimento. La larga maggioranza desidera conoscere posti nuovi (46%), ma anche entrare in contatto con nuove persone e conoscere culture diverse (27,3%). Questa propensione al viaggio, superiore a quanto emerso negli anni precedenti, appare quasi una sorta di evasione, anche psicologica, da un contesto claustrofobico nel quale gli adolescenti hanno vissuto in questi anni.
di Antonietta Vitagliano