Massimo D’Alema, vicepresidente del consiglio e ministro degli esteri, parla di Telecom nella trasmissione di Lucia Annunziata e dice: “Sembrerebbe esserci almeno per ora, può darsi che ci sia, auspico che ci sia, una iniziativa italiana in grado di contendere sul mercato il controllo di questo grande ‘asset’ del paese ad un gruppo straniero. Colpisce il fatto che questa grande impresa, che ha enorme potenzialità per la capacità di produrre ricchezza, sembra interessare così poco gli imprenditori italiani”. Rispondendo a una domanda sui capitalisti italiani straccioni , D’Alema ha risposto: ”Personalmente stanno bene, anzi, tutti quanti… personalmente ricchi: le imprese a volte sono povere”. E poi a proposito della discussione sulla necessità di lasciare decidere liberamente al mercato, dice D’Alema: “‘Non è il governo, ma il parlamento che può fare le leggi, il parlamento è sovrano, può invadere anche il mercato , nel senso che il mercato c’è in quanto è regolato, non e’ una giungla, è regolato dalle leggi”. E su un’eventuale normativa per impedire il meccanismo delle scatole cinesi che permette il controllo delle grandi aziende, risponde D’Alema: “E’ un tema sul quale riflettere” al fine di ”tutelare gli azionisti: il fatto che uno che possiede la metà di una società finanziaria, la quale possiede il 18% di un’azienda, e che quindi in definitiva” controlla solo ”il 9% di un’impresa, finisca per decidere ”il destino di questa impresa, è un danno per tutti quelli che si comprano le azioni”. Quella di una normativa di questo tipo rappresenta comunque una questione ”delicata: certo non lo farei a caldo con la sensazione di intervenire in una operazione economica aperta”, ha concluso D’Alema. E tra poche ore ci sarà l’assemblea degli azionisti di Telecom , in una situazione davvero ingarbugliata. Da un lato le offerte straniere, le possibili offerte delle anche italiane, l’ipotesi di scorporo obbligato della rete che dovrebbe finire in un disegno di legge già in Parlamento. L’assemblea deve approvare il bilancio e rinnovare il consiglio di amministrazione, con gli strascichi polemici dovuti all’esclusione del presidente Guido Rossi, entrato in conflitto con Marco Tronchetti Provera. A confrontarsi all’Auditorium di Rozzano ci saranno gli azionisti rilevanti, Olimpia, Mediobanca, Generali e il fondo Brandes, salito al 5,4% del capitale. Ma anche il popolo agguerrito dei piccoli azionisti, guidati da leader come Dario Fo, Franca Rame e Beppe Grillo , che da mesi raccoglie deleghe per far sentire la voce dell’azionariato diffuso. Anche la Banca d’Italia, azionista con l’1,69%, è chiamata a dire la sua. Il Cda è composto da venti persone. Diciassette sono nominate dai partecipanti al patto di sindacato i cui pezzi forti sono Generali e Mediobanca. E questi hanno già espresso la loro lista di candidati. Altri tre membri rappresentano le minoranze. Il candidato più probabile alla carica di presidente è Pasquale Pistorio (nella foto), vicepresidente di Confindustria per l’innovazione e la ricerca e già consigliere indipendente di Telecom. Ma sui risultati della votazione nulla è scontato . Ci potrebbe essere un voto compatto dei grandi azionisti a sostegno della continuità, oppure una astensione che metterebbe in discussione la gestione di Tronchetti Provera. Una tentazione a tenere i giochi aperti viene dalla incerta situazione sul futuro della rete che rappresenta l’asset principale dell’azienda. Se il Parlamento deciderà di porre dei vincoli alla vendita per non farla cadere in mani straniere il valore di Telecom ne sarà inevitabilmente influenzato. Si prevede un’assemblea molto lunga. Sono oltre mille gli iscritti a parlare . Intanto, le trattative in corso per la cessione di una parte delle quote di Olimpia, che controlla il 18% di Telecom, sembrano congelate. Sia sul fronte interno che vedeva l’interesse di Intesa Sanpaolo, sia quello esterno con At&T e America Movil le trattative sembrano a un punto morto. Lo stallo è da attribuire alle divergenze sulla governance futura e sul prezzo dell’operazione , fattori che sono strettamente legati fra loro. Intesa Sanpaolo si è offerta di rilevare oltre un terzo di Olimpia, ma per farlo chiede garanzie circostanziate sui temi quali la nomina di presidente e amministratore delegato e dismissioni rilevanti, per evitare futuri spezzatini. Due punti su cui, al momento, pare non ci sia accordo. Mediobanca starebbe sondando alcuni partner industriali tra cui la compagnia spagnola Telefonica, Mediaset e Leonardo Del Vecchio. I Benetton avrebbero allo studio l’ipotesi di rimanere nel gruppo. La prospettiva sarebbe quella di mettere a punto una alleanza capace di mettere sul piatto una controfferta. Un percorso che, qualora andassero in porto le trattative in corso, potrebbe passare per un esercizio del diritto di prelazione che, regolamento del Patto di consultazione alla mano, spetta a Piazzetta Cuccia oltre che a Generali. Forte di questa clausola, la banca d’affari potrebbe sfruttare a proprio vantaggio il fattore tempo. Poi c’è la questione del futuro della rete. Tutto cambierà se, come probabile, verrà approvato in pochi giorni l’emendamento presentato dal governo che darà il potere all’autorità per le telecomunicazioni di procedere a una separazione funzionale della rete dal resto della società. Se questo emendamento verrà inserito nella legge Bersani avrà la corsia preferenziale garantita dalla procedura d’urgenza . L’autorità dovrà poi stabilire come garantire l’accesso della rete a tutti gli operatori, aprendo incognite evidenti sul valore della rete stessa e sulla possibilità di rendimento per la proprietà. In sostanza la rete sarà a disposizione di tutti gli operatori che pagheranno l’affitto o il traffico. L’emendamento consente all’Agcom, sulla base della verifica delle condizioni di mercato, della consultazione pubblica e del confronto avviato dall’ottobre scorso con gli operatori, di stabilire le regole e le relative misure organizzative per assicurare che la rete di accesso sia gestita con «criteri di neutralità, di autonomia e di separazione funzionale» dalle altre attività di Telecom. Senza un intervento legislativo di questo tipo, l’Autorità dovrebbe concordare qualsiasi misura relativa alla rete con la società. L’obiettivo delle nuove regole sarà quello di assicurare parità di trattamento esterna ed interna per tutti gli operatori che chiedono l’accesso alla rete ; sarà anche definito il perimetro delle attività soggette a separazione. Il governo ha agito «in piena sintonia» con la Commissione Europea, che aveva tenuto a sottolineare come spettasse solo all’Authority intervenire sulla rete in qualità di organo regolatore.
Per Telecom D’Alema auspica una soluzione italiana

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