“Accorrete, accorrete, sgomberano” . Con questo messaggio su Twitter , poco dopo le 7 del mattino, gli attivisti culturali di Macao hanno chiamato a raccolta cittadini, movimenti e artisti di Milano. Il social network che per dieci giorni ha raccontato la nascita di Macao, scaturita dall’occupazione della Torre Galfa, è stato anche il mezzo per lanciare l’allarme e comunicare alle istituzioni lo sdegno di migliaia di ragazzi (e non solo) che avevano creduto alla possibilità di rivitalizzare il mondo culturale milanese con un’iniziativa ‘dal basso’, e che invece si sono dovuti arrendere alle forze dell’ordine. ” Stanno sgomberando una delle poche cose decenti avvenute a Milano negli ultimi anni” , ha scritto qualcuno, sconsolato. “Brutto giorno per Milano” , ha subito cinguettato Daria Bignardi , che nei giorni scorsi aveva visitato Macao. “La cultura non si sgombera” , le fanno eco simpatizzanti del centro e attivisti, con centinaia di tweet che accusano il sindaco Pisapia di immobilismo: “E’ scandaloso che Pisapia non difenda Milano” , “Perché Pisapia permetti questo?” . Intanto, sulla rete si moltiplicano gli appelli: “accorrete, aiutateci” . A sgombero compiuto la delusione è parecchia, ma via Facebook gli ex occupanti ribadiscono: “Noi stiamo qui!” , “Macao smaschera la debolezza della politica davanti alla logica della finanza” . C’è anche chi usa l’ironia, per esorcizzare: “E’ arrivato prima Twitter della polizia” . Da possibile nuovo centro vitale per l’arte e la cultura di Milano, a spazio nuovamente morto . Questa la (breve) storia della Torre Galfa, che per poco più di una settimana è stata Macao, un grattacielo occupato in pieno centro che non piaceva a Salvatore Ligresti, proprietario del palazzo abbandonato ormai da quindici anni, ed era scomodo anche per l’amministrazione di Giuliano Pisapia. L’ultima parola, almeno per ora, spetta agli artisti, che dai piedi della Torre annunciano (e twittano): “Il progetto Macao non finisce qui, continueremo a farlo vivere” .
A Milano si sgombera Macao, e il web si arrabbia

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