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28 Febbraio 2025 | Attualità

Abitudini e Covid minano la durata di vita in Italia e in Europa

Il rallentamento dell’aspettativa di vita è cominciato dal 2011, anche in Italia. Si vive di più solo dove si investe in sanità

Stili di vita poco sani e Covid-19 hanno abbattuto l’aspettativa di vita in Europa. A dirlo è uno studio pubblicato su The Lancet Public Health da un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’Università dell’East Anglia, nel Regno Unito. Proprio la Gran Bretagna ha registrato la diminuzione più accentuata, ma colpisce particolarmente anche il calo registrato in Italia, perché fino a non molti anni fa il Paese era sempre preso a esempio di longevità. Negli anni della pandemia, invece, c’è stata una riduzione media annua di 0,36 anni.

In esame sono stati presi i dati del Global Burden of Disease 2021, una ricerca che punta a quantificare la perdita di salute sulla base del lavoro di quasi 12.000 collaboratori in oltre 160 Paesi e territori. I ricercatori hanno messo a confronto i cambiamenti di aspettativa di vita, cause di morte ed esposizione della popolazione ai fattori di rischio in tutta Europa tra il 1990 e il 2011, tra il 2011 e il 2019 e tra il 2019 e il 2021. Se il Covid ha inciso sugli ultimi anni, gli stili di vita lavorano da più tempo visto che la flessione è cominciata a partire dal 2011.

In particolare, le morti per malattie cardiovascolari sono state il principale fattore di riduzione dei miglioramenti dell’aspettativa di vita tra il 2011 e il 2019. Altri fattori di rischio registrati in aumento sono obesità, ipertensione e colesterolo alto. Il Covid è invece stato responsabile del calo dell’aspettativa osservato nel triennio successivo.

I Paesi in cui la flessione è stata più netta sono Grecia, Inghilterra, Scozia, Italia, Irlanda del Nord, Portogallo, Galles, Francia, Austria, Paesi Bassi, Spagna, Germania, Lussemburgo e Finlandia. Per quanto riguarda l’Italia, si ritiene che sia stata determinante la riduzione della spesa in sanità pubblica e misure preventive. Al contrario, piccoli miglioramenti si sono registrati in Irlanda, Norvegia, Islanda, Svezia e Danimarca, per un insieme di fattori tra i quali proprio politiche di sanità pubblica più incisive e maggiori investimenti nell’assistenza sanitaria.

di Daniela Faggion

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