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12 Giugno 2007 | Attualità

Adrai e Usigrai preoccupati per l’azienda

Usano metodi diversi ma l’obiettivo è comune: salvare la Rai da un Cda diviso e da una situazione di paralisi. L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai ha indetto uno sciopero audio-video per domani. Adrai, l’Associazione dei Dirigenti Rai, terrà un’assemblea aperta.  In un volantino ricorda le ragioni dell’astensione: “La multimedialità intorno a noi corre, la nostra azienda è drammaticamente ferma. Abbiamo un CdA spaccato in due, i bilanci in rosso per oltre 80 milioni di euro, il rinnovamento delle tecnologie non decolla, le apparecchiature sono ormai vecchie e inaffidabili. Siamo noi lavoratori a dover dire ‘Basta! Salviamo insieme la Rai!’” I rappresentanti dell’Usigrai hanno incontrato oggi il presidente della Camera Fausto Bertinotti che “ha  ascoltato le nostre ragioni e si è impegnato a una riflessione molto profonda sulla situazione della Rai. Confidiamo nella sua moral suasion”, spiega il segretario dell’Usigrai Carlo Verna al termine dell’incontro.  I sindacalisti hanno richiamato l’attenzione di Bertinotti sulla necessità di un “piano di digitalizzazione, che serve per  tutte le strutture, fondamentale in un mercato dell’etere che non è più protetto ed è dominato dalla multimedialità”. Verna ha chiesto anche “una corsia preferenziale per il ddl Gentiloni. Condividiamo la scelta della Fondazione – sostiene – ma se non  si approva la legge al più presto i partiti non faranno mai il necessario passo indietro rispetto all’azienda”. L’Adrai, l’Associazione dei Dirigenti Rai, terrà domani alle 15,30 un’assemblea aperta. I dirigenti Rai, spiega una nota , sottolineano la necessità che da parte del vertice aziendale nel suo insieme prevalga una serena valutazione del prioritario interesse del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. In caso contrario la situazione di conflittualità già in atto nei rapporti all’interno del CdA e tra il CdA medesimo e la Direzione Generale rischia di danneggiare ulteriormente l’azienda. Per l’Adrai, “l’unica soluzione praticabile a breve è il recupero delle condizioni minime di agibilità all’interno del Consiglio di amministrazione in carica e nel rapporto con la Direzione Generale. Va quindi compiuto uno sforzo concertato da tutte le parti in causa per conseguire questo risultato. I Consiglieri e il Direttore Generale in carica hanno davanti a sé circa un anno del mandato. Possono e devono utilizzarlo al meglio per avviare il rilancio strategico del Servizio Pubblico. In caso contrario, dovrebbe essere lo stesso vertice aziendale nel suo insieme a sentire la responsabilità di fare un passo indietro, anche se si aprirebbe così la strada ad una crisi di non facile sbocco”. I dirigenti Rai sottolineano che “al di fuori di questa strada non esistono scorciatoie, né facili vie di uscita dalla situazione che si è venuta a creare. Non vi sono infatti le condizioni né formali né sostanziali per un commissariamento, che sarebbe un atto contra legem, dal momento che la situazione finanziaria della Rai non è tale da giustificarlo in alcun modo. La Rai non è ingovernabile se non per le eccessive pressioni politiche che tendono troppo spesso a fare premio sulle esigenze della gestione dell’impresa”.

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