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25 Marzo 2009 | Innovazione

Aduc: cambio di operatore troppo costoso

Siamo stati contattati da due operatori citati nell’articolo che hanno comunicato quanto segue: “la nota “Aduc: cambio di operatore troppo costoso”, del 25 marzo scorso, riporta i contributi di disattivazione richiesti da alcuni gestori (fra i quali Eutelia) ricordando che gli operatori hanno il diritto di ottenere il ristorno dei soli costi sostenuti a causa del recesso di un contratto. Non si fa però alcuna menzione alla natura ed all’entità  di tali costi, nè, soprattutto, alcuna distinzione fra l’ex monopolista e gli operatori alternativi, lasciando così intendere che somme che “arrivano a cifre di migliaia di euro” rappresentino un indistinto ed indebito prelievo dal portafoglio dei consumatori verso le casse degli operatori. Appare doveroso precisare che l’Offerta di Riferimento Bitstream 2008 di Telecom Italia per i servizi ADSL all’ingrosso, prevede oggi un contributo di disattivazione pari a circa 51 Euro (Iva inclusa) a carico degli operatori alternativi che usufruiscono del “noleggio” della rete di accesso di Telecom Italia. Ne consegue, matematicamente, che Eutelia sta chiedendo ai propri clienti che effettuano il recesso entro 12 mesi un contributo di disattivazione (48,48 Euro come correttamente riportato nella nota ADUC) inferiore ai soli costi sostenuti verso Telecom Italia, mentre ai clienti che mantengono il servizio per almeno 12 mesi non viene addirittura richiesto alcun contributo di disattivazione”. Eutelia “Quanto affermato nell’articolo in relazione a Fastweb non corrisponde a verità. L’articolo, probabilmente, cita vecchie condizioni di contratto non più in vigore da tempo. Fastweb non fa pagare alcuna penale ai clienti che recedono dal contratto. Infatti, in relazione all’applicazione dell’articolo 1, comma 3 della legge 2 aprile 2007, n. 40, relativamente all’esercizio del diritto di recesso per le microimprese, Fastweb applica le disposizioni previste dalla Legge Bersani che, anche per questo segmento di clientela, prevede il recesso a 30 giorni con il pagamento dei soli costi di disattivazione. ” Fastweb ——————————————————- Nuova denuncia dei consumatori tramite l’Aduc, che si scaglia contro il costo del cambio di operatore telefonico, fisso, mobile o adsl che sia. L’Agcom (garante per le telecomunicazioni) dice di aver ben presente il problema e di essere pronta a intervenire direttamente sugli operatori. L’annosa battaglia dell’utenza potrebbe così essere giunta all’ultimo capitolo. Il decreto sulle liberalizzazioni, voluto anni fa dall’ex ministro Bersani, stabiliva l’impossibilità per le compagnie di applicare penali ai clienti che avevano deciso di rompere il contratto in essere per trasferirsi presso una concorrente. Ma secondo Aduc gli operatori hanno incrementato i costi di recesso dal contratto , facendo pagare ben oltre quanto basterebbe a coprire le loro spese. Risulta che Telecom chieda 48/60 euro (ma il cambio è gratuito, se fatto dopo un anno di abbonamento); Tiscali 50 euro, Wind 40, Vodafone e Tele2 60, Fastweb 49, Eutelia 48,48 euro. Gli operatori minori chiedono anche di più A essere maggiormente penalizzanti, secondo l’associazione dei consumatori, sono i contratti business , che hanno costi di chiusura più elevati dei normali contratti d’utenza. Fastweb, ad esempio, chiede un importo pari alla somma dei canoni mensili restanti allo scadere dell’anno di abbonamento. Finalmente l’Agcom sembra decisa a intervenire : “ C’è stata una fase in cui gli operatori interpretavano il Bersani sostenendo che non si applicasse alle aziende ma solo agli utenti residenziali – spiegano dall’Autorità di vigilanza – Abbiamo quindi dovuto fare uno sforzo di analisi di giurisprudenza, per stabilire che si applicava a tutti i contratti. Poi ci siamo occupati di Sky, a dicembre, multandolo perché applicava costi di recesso illegittimi. Adesso tocca agli operatori telefonici. E ogni volta, prima di pronunciarci, dobbiamo analizzare i loro costi sottostanti, per capire se davvero quelli di recesso sono giustificati o no ” Nel dedalo di contratti, offerte speciali, decreti e cavilli burocratici, che strutturano i rapporti tra compagnie e clienti nel mondo delle telecomunicazioni, le irregolarità sono all’ordine del giorno. I consumatori vigilano ma spesso restano con un pugno di mosche, mentre gli operatori lucrano fino al momento della sanzione. A volte interviene l’Unione Europea , più spesso sta all’Agcom, seppure in ritardo, provare a sbrogliare l’intricata matassa.

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