Per i giovani il videogioco non è solo un divertimento, ma è anche il primo strumento di alfabetizzazione informatica. Lo rivela la ricerca commissionata da Aesvi all’istituto Iard sul tema “Cultura del videogioco: mondo giovanile e mondo adulto a confronto”. Esiste una distanza tra genitori e figli in fatto di videogiochi: quasi i due terzi dei giovani gioca almeno la metà del tempo in compagnia, mentre gli adulti appaiono ancora estranei a questo mondo. La posizione del genitore italiano di fronte al videogioco può essere sintetizzata in questi termini: spaesamento di fronte al linguaggio dei videogiochi e ai loro contenuti, conoscenza del prodotto mediata dalla televisione e dai figli, ignoranza dei giochi che richiedono maggiori competenze cognitive, riflessive e relazionali, percezione del videogioco come fonte di isolamento sociale. Il videogioco, come nuovo medium, svolge una funzione importante nell’influenzare e orientare i rapporti generazionali. Se da una parte, i figli sono detentori del sapere e promotori dell’innovazione, dall’altra i genitori sono chiamati alla decodifica di linguaggi per loro lontani. Il presidente Aesvi Andrea Persegati commenta: “La ricerca che abbiamo presentato dimostra che un divario generazionale esiste e la sua ragione va probabilmente ricercata nel fatto che, al giorno d’oggi, i ragazzi sono molto più avvezzi alle nuove tecnologie rispetto agli adulti. La stessa ricerca ci dice tuttavia che questo divario diventa minore quando il genitore è a sua volta giocatore e conosce il mezzo”
Adulti e ragazzi lontani sui videogiochi

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