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21 Ottobre 2013 | Economia

Agenda digitale, sempre in divenire

“L’Agenda digitale è la riforma dello Stato e dobbiamo cominciare a intenderla sempre più così” . Con queste parole Enrico Letta è intervenuto alla Digital Agenda Annual Forum di Confindustria, ribadendo la centralità delle tematiche tecnologiche nella marcia di sviluppo dell’Italia oltre la crisi, senza però dare lumi circa le prossime mosse del Governo al riguardo. Il ritardo strutturale dell’Italia è tangibile , in termini di digital divide e di mancata evoluzione delle strutture, con l’e-commerce, la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e l’approdo su web delle Pmi ancora in ritardo rispetto agli altri paesi europei. “Dobbiamo spiegare quanti posti di lavoro si riescono a creare con le nuove tecnologie e con l’innovazione – ha detto il presidente del Consiglio – , perché il Paese diventi più competitivo”. Letta ha poi annunciato che, al prossimo Consiglio Ue (24 e 25 ottobre), “l’Italia di batterà per approdare subito al mercato unico europeo delle tlc” .  Lo Stivale soffre tremendamente la competizione di un mercato composto da 28 attori nazionali differenti , con norme e dinamiche proprie, ma patisce anche la mancanza di investimenti interni e di una vera politica governativa. Anche per questo si attende con ansia il testo dell’Agenzia nazionale per l’Agenda digitale, che dovrebbe essere pronto entro fine 2013: “Il testo è completato – ha detto il commissario Francesco Caio – : entro il 2014 puntiamo a una fase di transizione per avere un’anagrafe digitale pronta nel 2015” , a cui affidare poi la definizione di un programma di spendig review efficace. In previsione di tagli alla spesa pubblica e agli sprechi , la digitalizzazione di PA e del sistema sanitario sarà fondamentale: secondo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in cinque anni la sanità risparmierà 7 miliardi di euro grazie all’informatica, mentre Gianpiero D’Alia, ministro per la Pubblica Amministrazione, condanna le scelte errate del passato e invoca celerità nel passaggio a internet. Un 10% di banda larga in più , d’altronde, potrebbe portare a un aumento del Pil dell’1,5% , secondo il commissario Ue Neelie Kroes. Lo sviluppo dell’Ict in Italia può far meglio di una finanziaria.

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