Più energia e meno impatto ambientale, grazie all’intelligenza artificiale in campo agricolo che il progetto europeo Symbiosyst – in cui sono coinvolti 18 partner tra cui per l’Italia l’Enea – testerà attraverso reti di energia rinnovabile in scenari agricoli differenti.
L’agrivoltaico è indicato a livello europeo come essenziale per la transizione ecologica, per avere maggiore produzione di energia e minore impatto ambientale. O meglio, l’intelligenza artificiale abbinata al fotovoltaico di ultima generazione, installato su misura nelle attività agricole, diventa uno strumento fondamentale per avere maggiore energia da rinnovabili senza ulteriore utilizzo di suolo e, allo stesso tempo, contribuire al processo di decarbonizzazione.
Il progetto Symbiosyst
Sviluppare soluzioni tecnologiche “innovative” per migliorare la competitività dell’agrivoltaico e minimizzare l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio è l’obiettivo cardine del progetto Symbiosyst che coinvolge 18 partner a livello europeo, tra cui per l’Italia l’agenzia di ricerca Enea.
Il progetto consentirà di attivare reti di sistemi agrivoltaici innovativi e sviluppare prodotti, soluzioni e servizi poi testati in quattro scenari agricoli differenti – in base a localizzazione, clima, dimensione e tipo di colture prodotte. Grazie, dunque, ad attività “sartoriali” si terrà conto delle esigenze che riguardano i vari scenari in cui si interviene.
Fieragricola Tech 2023
Questi i temi al centro anche della Fieragricola Tech 2023, evento verticale di Fieragricola, dedicato all’innovazione in agricoltura in corso dal 31 gennaio al 3 febbraio a Verona. Addetti ai lavori, start up, imprese, ingegneri e imprenditori nel campo delle rinnovabili si stanno confrontando sul nesso che lega i cambiamenti climatici alla rivoluzione digitale nelle campagne.
La ricerca
Oggi 6 aziende agricole italiane su 10 hanno adottato almeno una soluzione di agricoltura 4.0: dai droni ai robot, dai sensori ai Gps. Lo ha rilevato la Coldiretti nell’ultima analisi diffusa proprio in occasione della Fieragricola Tech di Verona. La svolta energetica che trasforma l’agricoltura sarà possibile a partire dall’agrovoltaico. Per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione necessario, dunque, urge agire sui terreni attraverso vari modelli di impianti possibili. C’è molta attesa per il decreto che serve a far partire gli 1,1 miliardi del Pnrr.
I fondi Pnrr
L’agrovoltaico è il valore aggiunto per l’agricoltura verso la produzione di energia pulita, che serve anche a decarbonizzare il settore senza perdere ettari di suolo, grazie a impianti elevati da terra che permettono un’agricoltura estensiva e meccanizzata senza deturpare il paesaggio. Nei decreti attuativi del bando per i fondi – 1,1 miliardi – del Pnrr, gli addetti ai lavori auspicano che emerga un sistema che non releghi l’imprenditore agricolo ad affittuario, ma lo renda protagonista di questo processo di trasformazione. E che i decreti attuativi indirizzino i fondi soltanto verso impianti che, nelle linee guida del Mite, siano definiti avanzati.
I modelli
Differenti sono i modelli che si stanno implementando in Italia. Dai sistemi complessi sperimentali che integrano moduli fotovoltaici montati su strutture molto alte e spesso con disposizione rada, ai sistemi che utilizzano tecnologie consolidate come i tracker ad inseguimento monoassiale. Sarà il tipo di coltura a far studiare la soluzione più adatta per garantire un’ottimale resa energetica e agricola. Solo una visione a lungo termine potrà far centrare gli obbiettivi considerato che gli incentivi del Pnrr saranno sufficienti a finanziare appena un gigawatt di impianti, a fronte degli 80 necessari per la copertura degli obiettivi nazionali. Del resto, secondo le stime di Legambiente, Greenpeace, Italia solare e Wwf, per raggiungere gli obiettivi di fotovoltaico nel 2030, si dovrà intervenire su 50-70mila ettari di terreni agricoli.
L’anno della svolta
Il 2023 potrebbe essere l’anno di svolta per l’agrovoltaico, a partire proprio dal decreto attuativo che sbloccherà i fondi Pnrr, atteso a breve. Gli 1,1 miliardi di euro per lo «Sviluppo agrovoltaico», serviranno a installare entro il 2026 impianti per 1,04 gigawatt, con una produzione attesa di circa 1.300 gigawattora annui. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre i costi di approvvigionamento energetico del settore agricolo, che oggi superano il 20% dei costi aziendali, e migliorarne le prestazioni climatiche e ambientali, con una diminuzione potenziale di 0,8 milioni di tonnellate di CO2. Nel dettaglio, i fondi dovrebbero prevedere contributi a fondo perduto fino al 40% per la realizzazione degli impianti definiti agrivoltaici avanzati.
di Luisa D’Elia