L’industria cinematografica italiana sta vivendo un periodo difficile. Al di là di pochi lampi, il botteghino langue, le presenze in sala diminuiscono, i fondi pubblici anche, e il futuro appare già velato di una certa tristezza. A lanciare l’allarme è Anec, l’Associazione nazionale degli esercenti cinema , che si lamenta innanzitutto della pirateria dilagante e dei rapporti con i distributori . Nel primo caso, i proprietari delle sale chiedono al governo una legge a protezione del diritto d’autore, con pene più severe per i trasgressori e attenzione particolare a internet e al fenomeno del download illegale. Per quanto riguarda la distribuzione, gli esercenti chiedono una più moderna dinamica dei rapporti di noleggio, per ridurre i costi e snellire la burocrazia del settore. Altri punti caldi sono la digitalizzazione delle sale, che richiederebbe investimenti mirati, magari con delle agevolazioni , e la fuga degli spettatori . Questo è forse il dato più preoccupante: malgrado una lieve ripresa nel mese di aprile, nel primo quadrimestre del 2012 i biglietti strappati sono diminuiti del 12,14%, con un corrispettivo calo degli incassi dell’8,25%. E questo nonostante molte pellicole possano contare sugli ingressi maggiorati (con tagliandi fino a 11-12 euro) delle versioni in 3D. Risalire la china non sarà semplice : la concorrenza del web, anche attraverso sistemi di download e streaming legali, sarà sempre più forte, i costi di gestione con le nuove tecnologie aumenteranno, e in generale sembra che il pubblico stia mutando (radicalmente?) la fruizione dei prodotti cinematografici. Le sale dovranno puntare su innovazione, esclusività e, strano ma vero, su nicchie di spettatori che ancora riconoscono il valore della visione su grande schermo.
Anec racconta il periodo blu del cinema

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