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14 Novembre 2013 | Economia

Apple, lo spettro della frode fiscale

La procura di Milano ha aperto un’inchiesta contro Apple: l’accusa, per la filiale italiana, è di frode fiscale protratta nel tempo e coinvolge direttamente due alti dirigenti, il cui non per ora non è stato rivelato. L’azienda avrebbe sottratto al fisco un miliardo di euro . Secondo gli investigatori, Apple Italia avrebbe sottostimato di 206 milioni l’imponibile fiscale per l’anno 2010, mentre nel 2011 la truffa sarebbe arrivata a 853 milioni di euro, grazie a contabilità truccate e trucchi per evitare accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate. I profitti realizzati dalla Mela in Italia venivano registrati da Apple Sales International, società registrata in Irlanda, Paese a fiscalità ridotta e con numerose agevolazioni per le imprese hi-tech.  Da questa base hanno preso le mosse gli approfondimenti degli inquirenti, che ora dovranno dimostrare l’effettiva falsificazione del bilancio di Apple Italia , la cui sede ha subito una perquisizione e il sequestro di un lotto di dispositivi informatici e telefonici. Il decreto del sequestro è stato impugnato dalla società e sulla sua correttezza si dovrà pronunciare il tribunale del Riesame. L’ipotesi è che Apple Italia sia il cuore commerciale delle attività della Mela nel nostro Paese , e non un mero canale di vendita e servizi al cliente di Apple Sales International. La compagnia americana ha sempre negato che la struttura italiana lavorasse autonomamente e a tutto tondo e, a favore di questa tesi, ricorda l’impostazione leggera del management, composto da poche unità. Apple era già stata indagata in passato per presunti reati fiscali, ma il fascicolo era stato archiviato per mancanza di riscontri effettivi. L’apertura di questa inchiesta è dunque un segnale forte da parte delle autorità nei confronti dei colossi internet , molto bravi a sfruttare scappatoie (legali e non) e ambiguità legislative per eludere il fisco degli Stati europei sui proventi delle loro attività. A Madrid, Parigi e Londra si è parlato dell’introduzione di una Google Tax, un’impista che costringa le compagnie ha pagare le tasse sui profitti realizzate sul territorio nazionale. A Milano, in attesa della legge di Stabilità e dei provvedimenti dell’Unione europea, la via è stata aperta dalla procura.

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