L’installazione dell’artista Precious Okoyomon avvolge le mura dell’edificio di Sant’Andrea de Scaphis a Trastevere con il mistero, la suggestione e la forza propri della natura.
A Roma fino al 15 settembre è possibile visitare la prima personale in Italia dell’artista di origine nigeriano-americana Precious Okoyomon. Il contesto è quello magico e suggestivo di una chiesa sconsacrata risalente al IX secolo, Sant’Andrea de Scaphis a Trastevere.
La forza della natura al centro
Nella sua mostra “The sun eats her children”, Okoyomon ricrea un ambiente dove la natura è protagonista con la sua durezza, con la sua capacità di resistere, di sorprendere e di essere formidabile. Così tra le mura della ex chiesa il canto degli uccelli, il ronzio degli insetti, il silenzio il rumore del suolo sotto i piedi, diventano un suono unico, denso e misterioso. Uno scenario naturale e bucolico in continuo mutamento, con un sottofondo sinistro e a tratti inquietante.
Ogni specie selezionata e coltivata qui da Okoyomon è accomunata da un’unica proprietà naturale: la capacità di produrre veleno. L’obiettivo è portare alla luce l’antagonismo che queste piante affermano nei confronti di un’idea della natura come passiva e vulnerabile.
Gli abitanti dell’ecosistema di Okoyomon
In questo ecosistema tropicale non passa inosservato Beloved, un orsetto di peluche robotico, sdraiato su un fianco, che svegliandosi dal sonno, a intervalli regolari, emette un urlo di terrore. Il suono è in netto contrasto con la sinfonia composta per l’installazione artistica dall’autrice Kelsey Lu. L’orso è vestito con biancheria intima di pizzo, evocando la sessualità proibita e deviante che pervade le nostre prime esperienze infantili.
Ma il dettaglio più abbagliante della mostra è l’inclusione di una serie di diverse specie di farfalle con morfologia nera che vivranno, si riprodurranno e moriranno all’interno della chiesa nel corso della durata dello spettacolo. È intitolato The Sky Is Always Black, Fort Mose (2022) e fa riferimento a un insediamento del XVIII secolo di neri precedentemente ridotti in schiavitù che fuggirono dal sud americano per vivere nella colonia spagnola Fort Mose, area che oggi è situata in Florida. In quest’opera l’artista immagina il volo costante delle farfalle nere come metafora della vita fuggitiva degli schiavi e degli ex schiavi.
La natura e le nostre storie violente
Nelle sue sofisticate e complesse espressioni artistiche, Okoyomon sottolinea che gli elementi organici hanno un duplice scopo: ci ricordano le nostre storie violente ma celebrano anche la capacità della natura di adattarsi e prosperare di fronte alle crisi provocate dall’uomo. Il loro lavoro ci chiede continuamente di ascoltare il mondo naturale e contiene avvertimenti su ciò che potrebbe accadere se non agiamo. Una questione sempre più urgente, attuale e presente nelle nostre vite.
Di Valentina Colombo