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18 Aprile 2007 | Economia

At&t pensa ancora a Telecom ma se non si regola nulla

Se non entra la politica nell’affare Telecom, At&t è disponibile a riproporre il suo interesse per l’acquisizione. Lo ha detto Randall Stephenson, direttore operativo del colosso americano, aggiungendo che “le resistenze politiche hanno sinora bloccato l’accordo”. Telecom “è una buona società” con “ottimi asset e  grande capacità nel wireless” aggiunge ancora Stephenson. Una posizione inaccettabile che fa il paio con le dichiarazioni dell’ambasciatore statunitense che si è permesso nelle scorse ore di criticare apertamente le indicazioni politiche del governo sulla questione della rete Telecom. Una questione che si fa spinosa e inquietante, poiché se è indubbio che un vincolo sulla gestione della rete, resa disponibile a tutti, costituirebbe un condizionamento, è anche inaccettabile che si manifestino contemporaneamente pressioni politiche sul fronte diplomatico e finanziario da parte degli Stati Uniti. In molti paesi d’Europa sono già efficaci sistemi di gestione aperta delle reti di telecomunicazioni, giudicate essenziali e obbligatoriamente accessibili a tutti gli operatori anche quando in mano a privati. N on è chiaro dunque perché in Italia un paese amico come gli Stati Uniti possa permettersi di limitare l’autonomia decisionale politica e finanziaria per dare un beneficio a una impresa in un modo che non sarebbe accettato in Francia, Spagna, Inghilterra o Germania. A volere pensare male, ci si potrebbe interrogare sullo strano intreccio tra sicurezza Telecom e servizi segreti di diversi paesi che è al centro delle inchieste della magistratura. C’entrerà qualcosa? Tutto questo deve essere uno stimolo in più a tenere sotto il controllo, e non necessariamente sotto la proprietà dello Stato la spina dorsale del sistema di telecomunicazioni italiane. Del resto le trasmissioni via etere addirittura godono di una situazione ben più statalizzata proprio perché ritenuto unanimemente un bene comune: lo Stato rilascia concessioni ai singoli operatori che non per questo sono penalizzati nell’utilizzo, e non ne hanno alcuna proprietà. Anzi. Per la rete di Telecom l’ipotesi di una autorità di controllo sembra una via perfettamente perseguibile e efficace come già viene fatto in altre nazioni. Non si capisce nella logica del vero mercato e della indipendenza delle economie dei paesi come sia possibile che la diplomazia di un altro paese intervenga per dare indicazioni e sollevare critiche col fine di condizionare il nostro mercato.

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