Walter Pancini, direttore generale della società, racconta il presente e il futuro: la legge Gentiloni, l’Agcom e la polemica con Sky. Il disegno di legge Gentiloni e l’ atto di indirizzo dell’Agcom dello scorso giugno puntano a modificare Auditel , la società che si occupa in Italia della rilevazione degli ascolti televisivi. Walter Pancini, direttore generale di Auditel, spiega cosa è già stato fatto e cosa si farà Quali sono gli obiettivi della modifica dello statuto che state mettendo a punto? Il nuovo statuto, che dovrebbe portare all’ingresso nel comitato tecnico di Auditel, e persino nel consiglio di amministrazione, della ‘mano pubblica’, va incontro alle indicazioni contenute dell’atto d’indirizzo dell’Agcom, poi riprese dal disegno di legge Gentiloni, che puntano a un maggiore controllo pubblico e anche a un allargamento della base societaria. Questo è solo l’ultimo passo che Auditel ha fatto per adeguarsi alle richieste. Per avere dati più attendibili Gentiloni ha proposto che Auditel sia sottoposta a un controllo da parte dell’Agcom. In realtà l’ articolo 4 del decreto Gentiloni non chiede altro che la piena e rigorosa applicazione di norme già contenute nell’atto di indirizzo dell’Agcom. E noi siamo assolutamente tranquilli perché ci stiamo muovendo sui tre versanti indicati: tecnico, metodologico e di governance. Sul fronte tecnico, l’Agcom chiede ad Auditel di utilizzare un sistema di rilevazione in grado di leggere tutte le forme televisive e di usare meter che non dipendano dai codici indentificativi trasmessi dalle emittenti. Noi abbiamo adottato un meter Unitam per i canali digitali che stiamo provvedendo a installare: il campione attualmente è già in grado di misurare il 66% dei canali digitali. Cosa è stato fatto dal punto di vista della metodologia? L’Agcom suggerisce che il campione che noi utilizziamo non venga più estratto dall’elenco telefonico ma dalle liste elettorali e Auditel lo ha fatto: da un anno a questa parte ci siamo affidati alla Ipsos, con la quale abbiamo già rinnovato il contratto. Il punto più caldo riguarda l’aspetto della governance di Auditel, attualmente composta da tv private, Rai, utenti e agenzie (ognuno con il 33%) e dalla Fieg (1%). L’atto di indirizzo dell’autorità ci chiede di aprire la base societaria a tutti i soggetti ed è per questo che abbiamo chiesto a Sky di entrare in Auditel sia come socio sia nel consiglio di amministrazione. Francamente il no di Sky ci ha sorpreso, tanto che il presidente Auditel Giulio Malgara ha definito il suo rifiuto come ‘Un fulmine a ciel sereno’. Sky ha detto che non entrerà in Auditel finché i dati non saranno trasparenti, che il campione Auditel è costruito in funzione della tv tradizionale e che il sistema di rilevazione è inadeguato: accuse immotivate e gratuite. Dal punto di vista tecnico Auditel non è affatto arretrata, anzi. Sky ha annunciato l’obiettivo dei quattro milioni di abbonati entro la fine dell’anno. Attualmente, il nostro campione attesta una stima di oltre quattro milioni di abbonati a Sky, esattamente 4 milioni 38 mila. Inoltre, voglio ricordare che gli ascolti dei canali satellitari sono rilevati attingendo direttamente dai decoder che in piena collaborazione Sky ci ha aperto per permettere di interfacciarli ai nostri meter. Dal 2003 Sky ha un membro nel comitato tecnico. Auditel è disposta a tutti i tavoli di dialogo e di confronto con chiunque ma non accetta l’insulto senza una controprova. Montare una polemica sterile è offensivo soprattutto nei confronti di Upa (Utenti pubblicità associati) che esercita una stretta e rigorosa sorveglianza sui dati. Il mio appello è che non venga buttato via il lavoro svolto insieme in questi mesi. Le polemiche e la proposta di mettere la società sotto il controllo dell’Agcom puntano a far passare Auditel come un’anomalia italiana rispetto al resto d’Europa, al servizio del duopolio tv. Negli altri paesi europei la componente televisiva nelle società di rilevazione degli ascolti, che sono tutte private come Auditel, è più alta che in Italia. Se si ritiene che affidare gli ascolti a un organismo pubblico sia la soluzione migliore, ben venga: credo solo che sarà difficile far accettare ai cittadini di dover pagare per avere un duplicato dei dati che già esistono. Auditel costa più di 15 milioni di euro l’anno e inoltre l’Agcom dovrebbe partire da zero e dotarsi di tutti gli strumenti tecnici necessari. Sky spiega le ragioni del suo ‘no’ all’ingresso in Auditel solo attraverso un comunicato stampa . • Paola Giudiceandrea
Auditel, cambierà qualcosa?

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