In Italia, l’80% delle aziende di trasformazione alimentare adotta almeno una pratica di economia circolare per valorizzare le eccedenze e ridurre gli scarti.
L’industria alimentare italiana fa passi da gigante contro lo spreco alimentare, con 321mila tonnellate l’anno di eccedenze che vengono donate o riutilizzate. A dirlo è la ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano secondo la quale, però, nel settore solo il 43% delle aziende misura le sue eccedenze e le percentuali sono simili anche per spreco alimentare, mentre nella gestione di residui e scarti, il 49% che li misura adotta anche pratiche di riciclo e recupero.
L’indagine conferma che 8 aziende alimentari su 10 utilizzano già almeno una pratica di economia circolare, tra riuso per fini sociali e non e valorizzazione di residui e scarti non più edibili, ma anche vendite su mercati secondari, trasformazione o cessione per l’alimentazione animale. E i numeri sono molto incoraggianti: in Italia, le grandi e medie aziende donano circa 139mila tonnellate di eccedenze edibili per anno, mentre ne riusano in altra forma altre circa 182mila tonnellate. Si tratta di pratiche complementari che non si escludono a vicenda, la cui adozione risente molto delle dimensioni aziendali: il 70% delle grandi valorizza le eccedenze tramite donazione e altre forme di riuso, mentre la percentuale scende al 47% delle medie e al 31% delle piccole.
Un ruolo molto importante per questo scopo viene ricoperto dalle startup che offrono soluzioni innovative per migliorare la sicurezza alimentare, promuovere un uso più efficiente delle risorse, ridurre gli impatti ambientali, sostenere e tutelare i territori.
A livello mondiale, sono 2.270 le agrifood fondate tra il 2019 e il 2023 che perseguono uno o più obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, pari al 23% di quelle della filiera agroalimentare, e si concentrano innanzitutto su obiettivi di sostenibilità ambientale, rendendo più efficiente l’utilizzo delle risorse.