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27 Febbraio 2009 | Economia

Bbc, un’istituzione in difficoltà

Il servizio radio-tv pubblico britannico a rischio credibilità, tra crisi economica, polemiche, scontri sindacali. E qualche piccola novità Mare mosso in Bbc. Il network di stato britannico sta attraversando un periodo non facile: la crisi finanziaria ha creato scompensi nel rapporto tra dipendenti e vertici aziendali, mentre sembra incominciata un’importante fase di transizione che vede l’arrivo di nuovi direttori e qualche innovazione nel palinsesto. I malumori più significativi si registrano tra i dipendenti dei servizi d’informazione. Bbc, nei giorni scorsi, ha rispedito al mittente la richiesta dei sindacati di categoria di aumentare del 6% gli stipendi, ribattendo che ogni incremento sarebbe ingiustificabile nei confronti dei contribuenti, visto il periodo di crisi. La reazione dell’azienda potrebbe dare il la a un più aspro confronto con il National Union of Journalist, già in lotta con l’azienda per evitare il licenziamento di 17 dipendenti in Scozia. Alla fine del 2008, il sindacato aveva chiesto un aumento di 1.800 sterline annuo, da attuare il prossimo aprile, ma Bbc dice di poter procedere all’incremento solo dopo aver effettuato una riduzione dello staff, che negli ultimi anni ha già subito tagli per circa 7.000 posti, riducendo la forza lavoro a 24.000 unità. Le idee all’interno dei vertici aziendali sono comunque confuse: il direttore generale Mark Thompson sembra essere possibilista riguardo l’aumento (anche per il recente incremento dei contributi pensionistici), mentre il direttore del personale Mike Goodie sostiene che una simile decisione farebbe incrementare i costi di 50 milioni di sterline, costi che invece vorrebbe ridurre almeno del 3%, con un piano già approvato che prevede il risparmio di 1,7 miliardi entro il 2013. L’acquisizione di UkTv, avvenuta lo scorso giugno in partnership con FoxTel e FremantleMedia, non ha portato i benefici sperati, ridimensionando gli ambiziosi progetti di espansione dell’audience di rete. Dopo anni di crescita, il mercato televisivo sta subendo una forte contrazione, con un calo degli utili e (nel caso di Bbc) una diminuzione dei contributi pubblici. Il network ha annunciato il mese scorso il congelamento dei bonus per 400 senior manager, con l’obiettivo di risparmiare circa 20 milioni di sterline. “In un contesto di crisi bisogna essere molto realisti e pragmatici riguardo ai salari – ha detto Goodie -, ogni incentivo dovrà essere modesto, e pensiamo che i pochi soldi a disposizione debbano andare ai dipendenti con paga più bassa”. La direzione deve inoltre gestire le polemiche che di recente hanno coinvolto il prestigioso network, minandone la credibilità: in dicembre la sospensione di Russell Brand e Jonathan Ross, in questi giorni il caso-Gaza e quello sugli U2 e lo sciopero dei dipendenti di Bbc World-South Asia. Il presente dunque sembra storcere il naso, anche se la nomina di Barbara Slater (prima donna a capo di Bbc Sport) e la nuova serie di EastEnders sembrano portare un po’ di aria fresca. Certo è che le difficoltà di Bbc sono perfetta cartina di tornasole dell’attuale (difficile) situazione del mondo dei media. Il lungo inverno dell’editoria mondiale: tagli, ristrutturazioni e un futuro incerto La crisi si era fatta sentire già a metà 2008, ma con il freddo si è abbattuta sull’editoria mondiale una vera e propria bufera. In novembre il New York Times ipoteca la sua nuova sede per tappare i buchi di bilancio (utili al -48%). A inizio dicembre, Le Monde dichiara una perdita di 4,7 milioni di euro e conferma i tagli al personale (110 posti). Negli stessi giorni, in Italia si protesta contro la proposta del governo di tagliare i fondi pubblici all’editoria. Scricchiola anche il Financial Times, che a inizio 2009 annuncia 80 licenziamenti (anche se prospetta investimenti nel digitale). Se in Italia si taglia, in Francia Sarkozy promette aiuti urgenti alla carta stampata. Intanto, Metro annuncia il ritiro dal mercato spagnolo (nonostante 1,8 milioni di lettori), mentre in febbraio Vanity Fair interrompe la distribuzione in Germania. L’editoria Usa scrive i necrologi per San Francisco Chronicle e Philadelphia Daily News, e anche le tv come Telecinco sono in perdita (utili al -22%). • Stefano Pini

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