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14 Dicembre 2009 | Attualità

Berlusconi, Porta a Porta aggredisce la prima serata

Il tam tam mediatico scatenatosi in seguito all’aggressione di Silvio Berlusconi da parte di Massimo Tartaglia conquista anche la prima serata: andrà in onda su Raiuno uno Speciale realizzato da Porta a Porta e Tg1. Slitta dunque la puntata di Un caso di coscienza 4. Su Canale 5 sarà trasmesso regolarmente l’appuntamento con il Grande Fratello 10 . L’approfondimento serale arriva dopo una giornata in cui tutti i contenitori pomeridiani (La Vita in Diretta, Pomeriggio 5, ecc) si sono occupati minuziosamente della vicenda e i gruppi nati (o rinominati) su Facebook sono stati protagonisti dei dibattiti. Berlusconi, che non sarà dimesso prima di domani, non potrà ovviamente essere presente in puntata. E’ probabile che interverrà con una telefonata. ——————————————————— La pagina di Facebok dedicata a Massimo Tartaglia, che al momento conta 51.331 fan, è solo il punto di partenza di una battaglia senza esclusione di colpi (di social network) che si è scatenata dall’ aggressione di ieri a Silvio Berlusconi e che ha rapidamente coinvolto il mondo della politica. Al momento, digitando Massimo Tartaglia su Facebook ci si addentra in un universo composto da 432 risultati, fra gruppi pro e contro e post degli iscritti alla popolare community. La generazione spontanea e immediata di messaggi di sostegno al 42enne che ha colpito il Premier ha suscitato la reazione dei consiglieri del Pdl della Regione Liguria , secondo i quali i messaggi comparsi su Facebook – come “Tartaglia ha sbagliato doveva sparargli”, “Credo che quest’uomo nella sua ‘infermità abbia solo fatto ciò che è normale”! o “E’ sempre troppo poco, doveva colpire meglio” – ispirano l’odio politico. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha chiesto un rapporto alla polizia postale per fare chiarezza sul clima che si registra in rete e la parlamentare del Pdl Gabriella Carlucci ha colto l’occasione per rilanciare la proposta di legge anti-anonimato presentata alla Camera dei Deputati qualche mese fa. ” E’inconcepibile e inaccettabile che al gesto incontrollato di un folle sia seguita l’adesione fredda e cosciente di migliaia di persone. I social network non sono più luoghi di incontro e socializzazione virtuale. Si sono trasformati in pericolose armi in mano a pochi delinquenti che sfruttando l’anonimato, incitano alla violenza, all’odio sociale, alla sovversione” , ha affermato Gabriella Carlucci. Il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi , ha chiesto al Viminale di “oscurare i siti in cui si inneggia alla vigliacca aggressione subita dal presidente del Consiglio”. Non si tratta dei primi dissapori fra la maggioranza e i gruppi di Facebook: a fine ottobre la procura di Roma aveva aperto un fascicolo d’inchiesta sul gruppo intitolato ‘Uccidiamo Berlusconi’ con con l’ipotesi di reato di minacce gravi. I fondatori della pagina ovviarono al problema cambiando l’intestazione con un più tenue ‘Berlusconi rispondi alle nostre domande’ L’escamotage deve aver colpito i sostenitori del premier, che questa mattina hanno cambiato titolo al gruppo ‘Made in Italy’ scegliendo un più attuale ‘Sosteniamo Silvio Berlusconi contro i fan Massimo Tartaglia’ e coinvolgendo, a loro insaputa, oltre 380.000 membri. ——————————————————— “Silvio Berlusconi lascia due denti a Milano” . Così apre stamani la sezione degli esteri di Libération. La risonanza mediatica dell’aggressione a Silvio Berlusconi è stata ovviamente enorme anche oltre confine. Il quotidiano francese, non senza una punta di sarcasmo, prova ad analizzare lo stato confusionale e di nevrastenia che sembra dominare la vita pubblica italiana, tra scontri politici e svilimento delle istituzioni, personalismi prevaricanti e opposizioni troppo fiacche. “ Il primo ministro italiano preoccupato per l’atmosfera di violenza” spiega El Mundo , denotando l’instabilità cronica del nostro paese e lanciando un allarme sul degrado violento dello stesso. A colpire i giornali stranieri, più di quanto sia accaduto finora sui mezzi d’informazione nostrani, è l’attacco al simbolo Berlusconi, eponimo dell’Italia di oggi e degli ultimi trent’anni. Così non è difficile leggere nel titolo di The Times una sorta di legge moderna del contrappasso: “Berlusconi colpito in volto da un modellino del Duomo” scrive la testata di proprietà di Rupert Murdoch, da anni in rotta di collisione, per questioni d’affari, con il factotum del Pdl. Sulla stessa lunghezza d’onda anche The Independent : “ Sanguinante ma non piegato, Berlusconi insiste: ‘non mi fermeranno’” Il quotidiano britannico ripercorre le recenti disavventure del premier, restituendone un’immagine ferita ma anche un’impressione disturbata e disturbante, quella di un mito incrinato ma comunque bastante a se stesso e continuamente dedito a (ri)alimentarsi di continuo, eludendo la realtà circostante. Ma il fatto è molto meno complesso di quanto si possa scrivere e immaginare. Scevro da ogni analisi a doppia faccia, l’accadimento si mostra innanzitutto come risultato di un deficit di sicurezza, come ricorda The Washington Post che parla di “Un aggressore che frattura il naso di Berlusconi”. “Berlusconi aggredito dopo un comizio” riporta invece, freddamente professionale, Le Figaro . Come a voler ricordare che il gesto in sé non può fungere da supporto per alcuna teoria del consenso o del dissenso. Anche perché è stato il gesto di uno squilibrato: “Berlusconi aggredito a Milano da un pazzo” strillano le nove colonne de El Pais. E, forse, è proprio questo a suscitare inconsciamente tanto clamore: che per infiltrare il sistema (di sicurezza, di opposizioni ingessate, di mitologie costruite su fango e sabbie mobili) sia bastata una scintilla di follia.

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