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8 Giugno 2010 | Attualità

Berlusconi: Rai faziosa, niente contratto

Altro scossone governativo al già instabile palazzo Rai. In mattinata, Silvio Berlusconi ha attaccato vertici e programmi di Viale Mazzini, definendoli “faziosi” , lasciando poi intendere che il governo potrebbe anche non firmare il rinnovo del contratto di servizio con la Rai, ovvero l’accordo secondo cui alle tre reti tv e alle stazioni radio sono assegnate le prerogative di servizio pubblico. Il presidente del Consiglio, che in questa fase si trova a occupare anche la poltrona di ministro per lo Sviluppo economico, in attesa della nomina del sostituto del dimissionario Claudio Scajola, ha svilito ulteriormente la credibilità del network pubblico e indirizzato i propri strali su Annozero e i suoi epigoni, salvo poi smentire per conto terzi le frasi a lui attribuite. “Le frasi attribuite al presidente Silvio Berlusconi in merito al contratto di servizio della Rai non sono mai state pronunciate. L’ipotesi in discussione era quella di legare la riscossione del canone alle bollette della luce” , ha commentato il sottosegretario Paolo Bonaiuti, portavoce del premier. Smentite che non accontentano l’opposizione: “Siamo stanchi delle minacce e dei ricatti del dittatorello Silvio Berlusconi. Non è il padrone della Rai e non è più sostenibile il fatto che detenga ancora l’interim dello Sviluppo economico. Sono ancora più gravi e inaudite le sue parole perchè lo Sviluppo economico ha anche la delega alle telecomunicazioni. Un maxi-conflittto d’interessi nel conflitto d’interessi” , ha detto Leoluca Orlando, portavoce dell’Idv. Duro anche il commento di Paolo Gentiloni , responsabile comunicazioni del Pd: “ Con la minaccia di non firmare il contratto di servizio, il conflitto di interessi del presidente Berlusconi oltre che una tragedia diventa anche una farsa. È ovvio, infatti, che il proprietario di Mediaset non può firmare quel contratto diventando così anche sul piano formale l’interlocutore-controllore della Rai. Resta la gravità di una minaccia”. E resta lo stato confusionale di casa Rai , in cui la crisi d’identità sembra senza soluzione.

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