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6 Marzo 2009 | Attualità

Berlusconi: Rai troppo pessimista e anti-governativa

Nella conferenza stampa che ha segnato il termine del Consiglio dei ministri di oggi, Silvio Berlusconi torna ad attaccare i media, e in particolare modo la Rai. La categoria dei giornalisti , da sempre bersaglio prediletto del Presidente del Consiglio, sarebbe colpevole di alimentare la sfiducia degli italiani in questo difficile periodo di crisi economica , predicendo un futuro dai toni foschi senza ragione: “ La crisi esiste – dice Berlusconi – ma è vissuta sui media in maniera più drammatica di quella che è” La dissertazione a tutto campo su mercato e mezzi d’informazione prosegue poi tra analisi di borsa e questioni linguistiche: “Il calo delle delle Borse è dovuto a una manciata di azioni. Considero dannoso che i media continuino a presentare la crisi come qualcosa di tragico e definitivo. E’ una crisi pesante, ma il termine tragico è esagerato ” Berlusconi chiede, insomma, una mano ai mezzi d’informazione, tv o giornali che siano, “ un minimo di benevolenza verso gli interessi di tutti ” Immancabile lo scossone dato alla Rai , istituzione in crisi da anni e negli ultimi mesi quasi allo sbando, colpevole, secondo il proprietario di Mediaset, di ripetuti attacchi al governo: “ E’ l’unica tv di Stato che attacca il governo in carica ”. Gli spunti proposti dalla conferenza stampa sono innumerevoli : si potrebbero presentare numeri, bilanci d’aziende sull’orlo del fallimento, i piani di ristrutturazione e licenziamenti che ormai colpiscono qualunque categoria (persino il lusso). Si potrebbe parlare della perdita del potere d’acquisto e delle difficoltà conclamate degli istituti di credito. Colossi industriali che scricchiolano e mondo editoriale allo stremo. Ma in questo caso l’argomento specifico sono i media e il loro ruolo. Suona quantomeno buffo dare per scontato che i mezzi di comunicazione debbano fare da cassa risonanza per le veline governative , rabbonendo lettori e telespettatori in  un’opera di pubblico convincimento dell’irreale. E’ pericoloso, oltre che buffo, perché nell’imperfetto sistema democratico, la stampa ha storicamente ricoperto il ruolo di bilancia dell’opinione. Diversamente sarebbe dittatura. Fa uno strano effetto vedere il proprietario (ombra ma non troppo) di tre canali televisivi e un quotidiano nazionale (senza contare le testate di supporto e il magazine più venduto d’Italia – Sorrisi e Canzoni Tv) chiedere l’aiuto dei media e rilanciarsi nell’annosa e intricata polemica con la televisione di Stato (che, per altro, ha una lunga storia di influenze e spartizioni politiche), paragonandola ad altre pari ruolo europee, in maniera spiccia. Non si tratta di schierarsi a favore o contro l’attuale stato dell’informazione dello Stivale , quanto di abboccare o meno a un (mediocre) trucco di prestidigitazione, appunto, mediatica: il gioco del detto e contraddetto, della ragione urlata e populista, della confusione cercata, in cui vale tutto e quindi niente ha valore. Probabilmente, quel che manca davvero (e che certo ai media andrebbe richiesto) sono consapevolezza del contesto e una minima onestà intellettuale: oggi il sito di The Guardian dedica il titolo principale all’incredibile tasso di disoccupazione negli Stati Uniti (mai così alto dal 1983); Bbc dedica un servizio alla variopinta protesta contro il segretario all’economia del governo britannico (oggi), Mandelson, e ha definito fiacco il discorso del Premier Brown sull’eccessivo pessimismo in tempo di crisi (il 26 gennaio scorso, ma forse dalle parti di Palazzo Chigi il satellite è disturbato); il New York Times apre con un numero inquietante: 651 mila posti di lavoro persi oltreoceano in febbraio. Intanto, il Ministro dell’economia Tremonti , che affianca Berlusconi in sede di conferenza stampa, dice di non aver mai definito il 2009 “ anno orribile ” , come invece hanno riportato ieri la Repubblica, Panorama, Milano Finanza e un numero imprecisato di giornali e agenzie di stampa. E poi si paragona a Roosevelt durante la Grande Depressione: “ Abbiamo seguito la stessa strada intrapresa da Roosevelt […]. Uscite a mangiare un hamburger e verniciate i vostri garage (proprio come disse l’allora presidente Usa), così l’economia potrà ripartire ”. Da McDonald’s non costa neppure molto. Il garage per ora può aspettare.

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