In Birmania, nell’ultimo mese, sono state arrestate una cinquantina di persone, tra cui una decina di giornalisti, attivisti politici e studenti. Testimoni affermano che negli ultimi giorni a Rangoon si è verificato un indurimento delle misure di sicurezza e dietro le sbarre sono finiti anche sette esponenti di “Linlat Kyei”, un gruppo che aiuta le persone sopravvissute al passaggio di Nargis, ciclone che l’anno scorso fece 140 mila vittime. “ Il governo militare birmano afferma di essere sulla via della democratizzazione, ma continua ad arrestare e a imprigionare giornalisti ” ha dichiarato Shawn Crispin, responsabile per il sud-est asiatico dell’associazione americana che tutela i reporter ‘Committee to protect journalists’. L’anno prossimo, in Bimania, si svolgeranno le elezioni , ma al leader dell’opposizione, il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi non sarà consentito partecipare, poiché agli arresti domiciliari.
Birmania: bavaglio all’informazione

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