Tira una brutta aria nei pressi della sede di Facebook, in California. L’estate 2012 si sta rivelando la stagione più complessa nella (breve) storia della compagnia: il titolo in Borsa ha toccato il minimo dal giorno della sua quotazione, fermandosi a 21 dollari per azione (rispetto ai 38 di partenza); sul web si dibatte sul numero di utenti falsi presenti sul social network, che ne rovinano immagine e attendibilità; inoltre, alcuni investitori cominciano a mugugnare. La quotazione a Wall Street, ora è certo, fu un azzardo. Mark Zuckerberg, il fondatore della società, si disse scettico ma preferì seguire l’onda d’entusiasmo degli analisti e dei suo compagni di (s)ventura. Ora, a meno di tre mesi dall’aprodo di Facebook nel listino Nasdaq, il magazine Time si chiede se non sia l’ora di un suo passo indietro. Lo stesso periodico, nel 2010 l’aveva eletto uomo dell’anno. La gloria passa, insomma. Un altro sintomo del malessere è il grado di soddisfazione dell’utenza, fermo a 61 punti su 100, a dispetto dei 78 centesimi totalizzati dal rivale Google+. Questione del sovraffollamento che rende confusionario e un po’ noioso il sito. Dei 955 milioni di iscritti, però, 83 milioni potrebbero essere falsi. Lo dice la U.S. Securities and Exchange Commission, secondo cui proliferano pagine intestate a personaggi inesistenti e duplicati. La cosa non piace a pubblicitari e investitori, le due uniche fonti di guadagno di Facebook, che ora spera nella fine rapida di questa estate di stenti.
Borsa, utenze false, investitori insoddisfatti: l’estate rovente di Facebook

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