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15 Luglio 2008 | Innovazione

Calabrò: fine del duopolio televisivo e urgenza della riforma Rai

Dal duopolio che ancora caratterizza la distribuzione degli ascolti, al ‘mercato a tre’, con Rai, Mediaset e Sky che occupano “posizioni comparabili” sul fronte dei ricavi, grazie alla crescita del satellite: è l’evoluzione del settore tv fotografata dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, nella Relazione annuale al Parlamento. ” Permane la concentrazione binomiale di emittenti per quanto riguarda l’audience (Rai e Mediaset sono all’82.3% e raggiungono insieme l’84.1% dei ricavi nel mercato della raccolta pubblicitaria, ndr) – rileva Calabrò – ma in un assetto economico complessivo che vede ormai tre soggetti in posizioni comparabili, per il ruolo sempre crescente assunto da Sky Italia : nel 2007 la Rai ha registrato ricavi per 2.739 milioni di euro, Rti per 2.411 milioni, Sky per 2.347 milioni”.  Fatturati che, fa notare l’Autorità, si riferiscono al mercato italiano e prendono in considerazione solo ricavi netti da pubblicità e pay tv. Nell’ultimo anno, sottolinea Calabrò nella Relazione, si sono registrati “un ulteriore consolidamento del peso della televisione a pagamento rispetto all’ammontare complessivo delle risorse del settore, un rafforzamento delle nuove piattaforme digitali, satellitare e terrestre , a scapito della tv analogica (con oltre metà delle famiglie, il 54.3%, dotate di tv digitale), un aumento della pressione competitiva determinato da un processo di transfluenza che vede le televisioni tradizionalmente free fare il loro ingresso nella tv a pagamento e l’ acquisto di crescenti quote di mercato pubblicitario da parte degli operatori di pay tv “.  In particolare, fa notare il presidente dell’Agcom, “per la prima volta, nel 2007, si è anche registrato un valore dei ricavi da pubblicità sotto la soglia del 50% del totale dei ricavi del settore tv (48.8% rispetto al 50.2% del 2006), mentre continua la crescita della pay tv (da 28.2% del 2006 a 28.8%, nel 2007) e si assiste a una lieve riduzione percentuale del canone (da 19.6% del 2006 a 19.4% del 2007)”.  In generale, poi, “si registra un lieve incremento anche da parte degli operatori minori , che percentualmente – dice Calabrò – hanno avuto una crescita maggiore che nel 2006”. L’esempio citato è quello di Telecom Italia Media, passata da 162 milioni di euro nel 2006 a 188 milioni nel 2007 (+16.2%). Per ciò che concerne la riforma della Rai , Calabrò ha chiarito che non è più rinviabile, perché l’ azienda non può competere “impacciata” dalle norme amministrativo-contabili e insieme “paralizzata da spinte e controspinte politiche”. Calabrò chiede che “alla riforma della Rai si pervenga al più presto, puntando sull’efficienza, magari enucleando e anticipando alcune norme indifferibili che coniughino il carattere imprenditoriale della governance con il perseguimento degli obiettivi di fondo di un servizio pubblico con marcate finalità d’interesse generale, svincolato dall’abbraccio dei partiti”.   La riforma di Viale Mazzini, insiste Calabrò nella Relazione, “è un tema importante sotto l’aspetto ideologico-politico e urgente sul piano pratico “.  “La Rai – sottolinea ancora il presidente dell’Agcom – non può competere – e non può nemmeno funzionare accettabilmente – impacciata, com’è, da un reticolo di norme amministrativo-contabili che mal si attaglierebbero a un’amministrazione tradizionale (e che non sono affatto inscindibili dalla missione di servizio pubblico dell’ente) e, nel contempo, paralizzata da spinte e controspinte politiche”.   Tra i principali compiti della Rai c’è il recupero della qualità , secondo Calabrò, che cita l’esempio positivo della Bbc: la nostra tv pubblica si è infatti appiattita sulla tv commerciale, con una ” omologazione al ribasso che sbiadisce la missione del servizio pubblico e colloca la nostra televisione al di sotto di altre televisioni europee”.  “Il contratto di servizio con la Rai – ricorda Calabrò nella Relazione – prevede l’elevazione della qualità, e si è insediato l’apposito Comitato chiamato a monitorare l’osservanza di quella indicazione. Ma essa resterà lettera morta se e fino a quando non permeerà il convincimento della stessa Rai; la quale ha risorse professionali per tradurla in atto”. Il presidente dell’Agcom, in particolare, punta il dito contro gli approfondimenti, “dominati da fatti di cronaca raccontati con l’occhio rivolto all’audience”, obiettivo che “porta a smodate intrusioni nella vita privata delle persone “, e contro la “‘mimesi del processo’ in televisione”, cioé la prassi di trasferire i giudizi dalle aule dei tribunali al piccolo schermo, tema già oggetto di un atto di indirizzo adottato dall’Agcom a febbraio scorso. Calabrò ha auspicato inoltre l’ applicazione di un codice unico per i media , all’interno del quale confluisca anche la riforma dell’editoria. “Nella prospettiva di una legislatura – dice Calabrò – si può avviare una stagione normativa di razionalizzazione e semplificazione che porti alla stesura di un codice unico dei media, nel quale può confluire anche la riforma della stampa che aspetta da tempo di essere varata” e per la quale il governo ha annunciato la presentazione di un disegno di legge forse già in autunno, con l’obiettivo di giungere poi alla stesura di un Testo Unico. L’editoria, sottolinea Calabrò, “è caratterizzata da una crescente spinta verso l’integrazione con gli altri mezzi tradizionali e con i new media “, in particolare il web, che sta “determinando la trasformazione degli operatori editoriali in gruppi multimediali”. Quanto alla radio, “l’era digitale incomincerà nel 2009” e, come per la tv, la strada da seguire è la progressiva pianificazione “per aree territoriali”.

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