E’ vietato, su giornali e media, fare pettegolezzi “lubrici” e fini a sé stessi sulle persone note quando tali “chiacchiere e dicerie” non sono in alcun modo utili per valutare la personalità o la moralità dei personaggi finiti sotto i riflettori, specie se il gossip riguarda i matrimoni vip. È quanto ha chiarito la Cassazione, sottolineando la possibilità di una condanna per diffamazione, a tutela della riservatezza e della reputazione delle persone note, per chi trasgredisce . In particolare la Suprema Corte ha confermato la colpevolezza del direttore di un quotidiano milanese e del giornalista che, su quella testata, aveva scritto un articolo nel quale ricostruiva la vicenda di una “dinastia” editrice piacentina riferendo che la moglie dell’editore lo avrebbe sposato solo “per estinguere così i debiti del suo fidanzato dell’epoca contratti con l’imprenditore”. La Cassazione ha chiarito che “non aveva alcuna rilevanza il pettegolezzo sul presunto retroscena del matrimonio, perché il diritto di cronaca non può essere inteso come diritto a sollecitare la curiosità lubrica del pubblico”. Senza successo la difesa dei due imputati ha chiesto che fossero ascoltati i testi per dimostrare “la verità del fatto” addebitato alla signora in questione. La Cassazione ha replicato che la testimonianza sulla “veridicità del presunto retroscena” è “irrilevante” in quanto “ne sarebbe stata comunque illecita la divulgazione, anche se corrispondente alla realtà”.
Cassazione: basta pettegolezzi inutili sui vip

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