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28 Gennaio 2007 | Attualità

Catricala’: Ddl Gentiloni non può mettere tetto a Mediaset

Sul disegno di legge Gentiloni che riforma il sistema radiotelevisiva arrivano le dichiarazioni di Antonio Catricalà, presidente della autorità antitrust: “Non si puo’ porre un tetto al fatturato, perche’ questo reprime la crescita e l’entusiasmo imprenditoriale, ma si devono piuttosto trovare rimedi strutturali”. Dunque secondo il presidente spetterebbe all’autorità definire le regole, e a alla legge dar esolo gli indirizzi. ” Su questo ha ragione Berlusconi”  ha detto Catricala’ nel corso della trasmissione Mezz’ora di Lucia Annunziata. Il Ddl Gentiloni è “una buona legge poiche’ anticipa il passaggio al digitale”, con cui ci sara’ “maggiore pluralismo”. Per quanto riguarda infine la televisione sul satellite, Catricala’ rileva che “bisogna evitare che Murdoch diventi monopolista di partite e film, ma non si puo’ imporgli di non crescere”. Le dichiarazioni del presidente dell’antitrust hanno scatenato numerosi commenti. Parole che per Massimo Donadi , capogruppo alla Camera di Italia dei Valori, “sorprendono”, perche’ “cio’ che deprime la crescita e stalla il mercato sono proprio le situazioni monopolistiche e oligopolistiche e perche’ l’espansione conosce il suo limite quando vi e’ un ‘tiranno del mercato. In Italia – rileva Donadi – vi e’ un’azienda che da sola raccoglie oltre i due terzi dell’intero mercato pubblicitario, e questo incide inevitabilmente sui costi degli spot e di conseguenza anche suoi prodotti pubblicizzati e le tasche dei consumatori”. Alla luce di cio’, secondo il deputato, “il tetto del 45% previsto dal ddl Gentiloni si dimostra quindi equilibrato e coerente con le peculiarita’ del mercato del settore, e, soprattutto, in linea con i principi liberali di un’aperta e reale concorrenza”. Sandro Bondi , coordinatore nazionale di Forza Italia si augura: “che le osservazioni motivate e serie sul ddl Gentiloni fatte dal presidente dell’antitrust, Antonio Catricala’, costituiscano un imprescindibile elemento di riflessione da parte del governo e delle forze politiche piu’ responsabili che lo sostengono alla vigilia del dibattito parlamentare”. Per il presidente dela commissione parlamentare di vigilanza Mario Landolfi “Catricala’ coglie nel segno”, mentre il ddl Gentiloni confonde la tutela del pluralismo che spetta ai Governi ed ai Parlamenti con la tutela della concorrenza che e’ invece pertinenza di Autorita’ indipendenti”.  Per Landolfi “fissare per legge un tetto alla raccolta pubblicitaria rappresenta nel metodo un arbitrio che non sta ne’ in cielo ne’ in terra e che nel merito si configura come un’indebita ingerenza dei Governi nella vita e nelle attivita’ delle imprese specie per quelle quotate in Borsa”. Alla luce delle dichiarazioni di Catricala’, secondo Landolfi, “sarebbe quanto mai opportuno che il Governo rivedesse la propria posizione per intavolare un confronto con l’opposizione su basi completamente diverse da quelle seguite finora”. Ricordiamo che prima di diventare presidente dell’autorità antitrust Antonio Catricala’ era segretario generale della presidenza del consiglio del governo Berlusconi Sulle dichiarazioni di ieri di Berlusconi che aveva denunciato una aggressione alle sue imprese, c’è un botta e risposta. Il ministro Gentiloni sostiene che “Berlusconi difende anche gli interessi della sua azienda. E questo e’ uno dei problemi del nostro Paese, quando la politica e gli interessi personali si mischiano ci sono sempre dei problemi. Mi auguro ci siano spazi di dialogo reali (con l’opposizione, ndr) – premette il ministro – ho apprezzato anche in queste ore le dichiarazioni di diversi esponenti del centro destra, ho ascoltato, ad esempio, dal presidente Casini una grande disponibilita’ a discutere”. “Il problema da cui dobbiamo partire – spiega Gentiloni – e’ mettere in questo sistema un tasso maggiore di liberta’ sia economica, concorrenza, sia culturale, pluralismo: se lo facciamo, possiamo anche discutere le modalita’ su aspetti tecnici come e’ giusto fare in Parlamento. Landolfi (il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, ospite delle stessa trasmissione, ndr) dice ‘non si mettono dei limiti per legge’, pero’ nella legge Maccanico nel ’97 e nella legge Gasparri del 2003 ci sono sempre stati dei limiti, in alcuni casi piu’ restrittivi, la legge Maccanico, in altri piu’ larghi, il famoso Sic. La cosa importante e’ che alcuni principi sono comuni anche all’opposizione, se poi si scambia una proposta liberale per un piano criminale..” Gli risponde Francesco Giro , parlamentare di Forza Italia e componente della commissione Vigilanza RAI: “Il ministro Gentiloni dice con tono garbato cose inaccettabili alle quali vogliamo rispondere puntualmente. Primo: Berlusconi non difende i suoi interessi ma il made in Italy, il lavoro di una grande azienda italiana che verrebbe sperperato a vantaggio di altri colossi o di un solo colosso straniero. Secondo: imporre un tetto agli introiti pubblicitari e’ come sottrarre acqua ai cavalli. Difficilmente corrono e vincono. Tre: noi siamo pronti a discutere di una riforma organica del sistema radiotelevisivo al contrario e’ il governo che ha scelto la tecnica dello spezzatino, spezzando in due il provvedimento, da un lato una legge blitz contro Mediaset e dall’altro delle Linee guida ancora fumose sul futuro riassetto Rai. La verita’ – conclude Giro – e’ allora una sola: limitare subito la capacita’ industriale di Mediaset e tirare a campare con la RAI”.

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