Più di venti stati impongono restrizioni a l’utilizzo di internet ricorrendo a misure contradditore per dissuadere la loro popolazione a navigare sul web alla ricerca di notizie. Lo fa sapere l’ Ocse , l’organizzazione mondiale per la sicurezza e la cooperazione. I più cattivi? Quelli del Kazakistan. Il rapporto “Governing The Internet”, presentato nei giorni scorsi a Vienna, dimostra che certi governi operano sulla rete nella direzione opposta, cercando con ogni mezzo “di sopprimere le esternazioni che non approvano, che non gradiscono, che temono”. Numerosi i paesi che tentano di zittire il popolo del web. Al primo posto della classifica c’è la ex repubblica sovietica del Kazakistan, che vive un processo di regressione per quanto riguarda le nove tecnologie e la libertà di stampa. Tutti i siti, senza distinzione tra blog, forum o social networking, sono considerati mass media che il governo può vagliare, sottoponendo così ogni notizia alle responsabilità e alle leggi che gravano sui giornalisti. Il governo ha inoltre la possibilità di oscurare chi, nel dominio .kz, si permetta di pubblicare contenuti offensivi, sgraditi, temibili.
Censura sul web: forse aveva ragione Borat…

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