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19 Luglio 2023 | Innovazione

Che rumore fa l’universo? 

Un ronzio di fondo identificato grazie alla collaborazione di scienziati di tutto il mondo e con il contributo significativo di enti di ricerca italiani.

Ci aveva “sentito” lungo Einstein che per primo aveva teorizzato l’esistenza di onde gravitazionali in grado di emettere una sorta di ronzio di sottofondo promulgato in tutto l’Universo.

Astronomi di tutto il mondo hanno annunciato di aver trovato prova della teorizzazione del grande scienziato.

Gli studiosi hanno individuato un “ronzio di sottofondo” che arriva da lontano, generato, forse da “buchi neri supermassicci”. 25 anni di lavoro di centinaia di scienziati provenienti da Nord America, Europa, Cina, India e Australia e con una forte impronta italiana: l’Istituto Nazionale di Astrofisica, l’Università Milano Bicocca e il Sardinia Radio Telescope Il risultato, pubblicato in più articoli sulla rivista Astronomy and Astrophysics, si deve a 13 telescopi di tutto il mondo. Di questi, 5 sono europei, fra cui il Sardinia Radio Telescope.

La ricerca 

In che cosa consiste la ricerca che ha portato a individuare il rumore delle onde gravitazionali? Anzitutto le onde gravitazionali sono state scoperte nel 2015, quando gli osservatori statunitensi e italiani hanno rilevato le prime onde gravitazionali create dalla collisione di due buchi neri. Queste onde ad alta frequenza sono state il risultato di un singolo evento violento che ha inviato un forte, breve scoppio increspato verso la Terra. Ma per decenni gli scienziati hanno cercato le onde gravitazionali a bassa frequenza, che si pensa siano costantemente in movimento nello spazio come un rumore di fondo. Per la ricerca, i radiotelescopi di tutto il mondo sono stati puntati su un totale di 115 pulsar in tutta la Via Lattea. Gli scienziati hanno quindi misurato le differenze incredibilmente piccole nella tempistica degli impulsi, alla ricerca di segni rivelatori di onde gravitazionali. La teoria principale è che le onde provengano da coppie di buchi neri enormi che si trovano al centro di galassie che si stanno lentamente fondendo. A differenza di quelli che hanno causato le onde gravitazionali rilevate in precedenza, questi buchi neri sono quasi inimmaginabilmente grandi, appunto supermassicci, a volte miliardi di volte più grandi del Sole. In futuro, le onde gravitazionali a bassa frequenza potrebbero rivelare di più anche sul Big Bang e possibilmente far luce sul mistero della materia oscura, hanno detto gli scienziati, oltre a far capire meglio come si formano e si evolvono i buchi neri e le galassie. Quindi fondamentalmente la ricerca ha portato ad avere certezza che “l’Universo è inondato di onde gravitazionali”come afferma Michael Keith dell’European Pulsar Timing Array ed aprire ulteriori finestre di comprensione dell’Universo.

di Sara Giudice

Spazio

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