Dopo 10 mesi di indagini sui rischi del cyberspionaggio è stata scoperta l’esistenza di GhostNet. Si tratta di una rete internazionale di spionaggio , operante da due anni, che annovera tra le sue vittime almeno 103 paesi diversi con 1.295 computer spiati. A riferire sull’attacco cibernetico il Wall Street Journal che collega l’atto di spionaggio con i recenti fatti avvenuti in Tibet. Le operazioni di spionaggio provenivano con certezza dalla Cina ed erano destinate per il 30% a obiettivi di ‘alto profilo’ e alle ambasciate di Germania, India e Tailandia, ai ministeri degli esteri di Barbados, Bhutan, Filippine ed Indonesia, nonché ai network vicini al Dalai Lama, mentre gli Stati Uniti dichiarano di non essere stati coinvolti. Il governo cinese nega qualsiasi coinvolgimento con GhostNet. La Cina, attraverso le parole del responsabile di strategie militari Song Xiaojun comparse sul ChinaDaily, spiega la sua estraneità: “ È semplicemente un altro problema politico che l’occidente sta cercando di esagerare. In seguito alla crescita cinese, qualcuno in occidente sta cercando ogni occasione per costruire un clima di terrore relativo alle minacce della Cina ”. L’analisi prosegue con la supposizione che il movimento del Dalai Lama, in seguito alla pubblicazione dell’inchiesta The Snooping Dragon: Social Malware Surveillance of the Tibetan Movement, si stia facendo scudo con l’occidente per mettere in cattiva luce il governo cinese. Difficile credere che gli hacker cinesi abbiano agito in maniera autonoma , dal momento in cui in Cina il monitoraggio di internet da parte del governo è cosa nota.
Cina: cyberspionaggio a danno di 103 paesi

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