La favola di internet nuovo porto della libertà di espressione e veicolo dell’eterogeneità del reale è nata vecchia, e probabilmente nessuno ci ha mai davvero creduto. Ogni mezzo di comunicazione, dal momento della sua diffusione diviene oggetto di misure di regolamentazione atte ad appiattirne i contenuti, a gestirne le possibili devianze, con scopi commerciali o di controllo sociale. Poche le eccezioni. Quello che è successo lo scorso fine settimana è però un chiaro sintomo delle idiosincrasie della vita nel web. Teresa, ragazza americana amante dei videogiochi, si iscrive a Xbox Live, la piattaforma web che consente di giocare online ai videogame della famosa console. Completando le procedure di iscrizione alla comunità, Teresa specifica i suoi orientamenti sessuali: lesbica. Informazione non richiesta, informazione personale che, secondo le precise regole dettate da Microsoft (amministratore dello spazio), porta all’immediata espulsione dalla comunità virtuale. Prima gli insulti da parte degli altri giocatori, poi la cacciata. La polemica che divampa nelle ore successive su blog e siti vari è prevedibile quanto delle piogge di primavera. “Come specificato nei termini di utilizzo di Xbox Live, un utente non può creare un profilo che includa commenti che sembrino, rappresentino o insinuino contenuti di natura sessuale – ha dichiarato Microsoft a seguito del clamore che la vicenda ha scatenato – Ai profili non in regola viene chiesto di modificare le specifiche, e vengono sospesi fino a che il cambiamento non è stato effettuato . Per quanto riguarda gli orientamenti sessuali, non autorizziamo nei profili la specifica di alcun tipo di orientamento, sia esso etero o altro” Le proteste della Gay and Lesbian Anti Defamation Association, che definiscono come omofobica la comunità di Xbox Live e discriminatoria la policy di regolamentazione scritta da Microsoft, non si sono fatte attendere. Dallo stesso sito erano già stati bannati utenti dai nomi virtuali di Gaywood e TheGayGamer, quasi a dimostrare come la riluttanza alla diversità sia una matrice specifica della comunità dei giocatori di Microsoft. Il problema invece, secondo alcuni utenti abituali dei gamersites che esprimono le proprie perplessità sul can can (virtuale) derivato dall’episodio, non sussiste: “ Ho passato un po’ di tempo a leggere tutte le polemiche scaturite dalla notizia che Microsoft ha buttato fuori dei giocatori da Xbox Live per aver specificato nel loro profilo il loro orientamento sessuale. Orientamento sessuale che era, ovviamente se no dove starebbe la polemica, gay – si legge sul blog italiano di multiplayer.it – C’è scritto bene nel regolamento di Xbox Live, però c’è sempre chi vuole forzare la mano per distinguersi […]. Fuori luogo. Come sarebbe stato fuori luogo scrivere che era etero, o che era vergine. […] Professo la libertà di scelta e ognuno può essere esattamente quello che è. Penso solamente che chi è gay non ha bisogno di Xbox Live per affermarlo, esattamente come non ne ha bisogno chi è etero. Quindi, basta polemiche su una scelta (di Microsoft) che è stata di buon senso e assolutamente condivisibile ” E, forse, la questione è tutta qui: accoppiare (lapsus voluto) ostentazione e discriminazione, vedere l’esibizionismo (per altro minimo in questo caso) come pericolo ambulante di scadimento per la propria comunità. Il bug (umano) del voler nascondere qualsiasi cosa possa risultare disturbante alla vista (orientamenti sessuali, origini etniche, preferenze di diverso genere) anche quando non sono nocive per alcuno. L’assurdo, in questa storia, è che si voglia (con regole più o meno ferree) appiattire le identità in favore del quieto vivere. Nell’ultimo paragrafo la parola virtuale non compare mai: come a dire che il web è fin troppo simile alla vita reale, dove l’accettazione pietosa nasconde spesso il rifiuto inconscio del diverso. Per questo l’affermazione del proprio io (non richiesta, inopportuna) diventa necessaria e assume valore sociale. Un rifiuto di nascondersi, nel luogo da sempre deputato al fittizio, alle identità inventate e rimodellate a proprio vantaggio. Per non sentirsi ripetere, anche via internet che “serenità è meglio di felicità ”. Forza e coraggio.
Community di Microsoft espelle ragazza dichiaratasi lesbica

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