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13 Marzo 2008 | Attualità

Consulta su conflitto di attribuzioni per caso Petroni

La Corte Costituzionale ha depositato le motivazioni con cui lo scorso 27 febbraio ha deciso l’ammissibilità del conflitto (che nei prossimi mesi sarà deciso nel merito). Il conflitto di attribuzioni fra poteri dello Stato sollevato dalla Commissione di Vigilanza Rai contro la revoca del consigliere Rai Angelo Maria Petroni da parte del ministero dell’Economia non investe il ministero di XX settembre ma il Presidente del Consiglio dei ministri. “Sotto il profilo soggettivo – si legge nell’ordinanza n. 61, scritta da Gaetano Silvestri – il ministero dell’Economia e delle Finanze non è organo competente a dichiarare definitivamente la volontà del potere esecutivo, poiché quest’ultimo non è ‘un potere diffuso’ ma si risolve nell’intero governo, in nome dell’unità dell’indirizzo politico e amministrativo”, così come previsto dall’art.95 della Costituzione. Dal momento che “è il presidente del Consiglio dei ministri l’organo competente a dichiarare in via definitiva la volontà dell’intero governo “, il conflitto sollevato dalla Comissione di vigilanza Rai dovrà essere notificato entro 60 giorni per poi essere depositato in cancelleria della Corte Costituzionale entro i successivi 20. Secondo la Commissione presieduta da Mario Landolfi (An), Petroni non poteva essere revocato senza la “conforme deliberazione” della Vigilanza, prevista dal testo unico della radiotelevisione (articolo 49, comma 8, del decreto legislativo n.177 del 2005). Con il ricorso alla Consulta si chiede di annullare quella decisione del governo. Petroni era stato nominato nel 2005 dall’allora ministro dell’Economia Domenico Siniscalco come suo rappresentante nel cda. Il 10 settembre del 2007 l’assemblea degli azionisti Rai, su richiesta di Padoa-Schioppa, gli avevano revocato il mandato e lo avevano sostituito con Fabiano Fabiani. La decisione era stata revocata dal Tar, che aveva accolto il suo ricorso. In secondo grado, il consiglio di Stato ha invece annunciato l’intenzione di aspettare la decisione della Consulta prima di pronunciarsi.

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