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8 Maggio 2022 | Ambiente, Attualità

Cosa ci dicono le Alpi del cambiamento climatico?

Entra nel vivo la fase 2 del progetto che ha l’obiettivo di studiare i cambiamenti climatici sull’arco alpino con un’estrazione, mai realizzata prima d’ora, di una carota di ghiaccio dell’Adamello.

Parte ClimADA, la seconda fase del progetto che nell’aprile 2021 ha permesso l’estrazione di 224 metri di ghiacci dal Ghiacciaio dell’Adamello, grazie ad un’operazione mai riuscita prima nell’intero arco alpino.

Un operazione composto di due fasi che vede la collaborazione di numerosissime enti tra cui Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, Università degli Studi Milano-Bicocca, Politecnico di Milano, Università di Brescia e Comunità Montana di Valle Camonica-Parco dell’Adamello, con il supporto di Edison e Bayer.

Il progetto

Questa seconda parte del progetto prevede che nei laboratori dell’EuroCOLD della Bicocca vengano eseguite analisi sulla carota estratta nell’aprile 2021 dal ghiacciaio dell’Adamello e custodita presso l’EuroCOLD Lab di Milano-Bicocca (che arriva a -50°C di temperatura e che, insieme a due “camere bianche” a bassissimi livelli di contaminazione, permette di simulare le condizioni presenti in alta montagna e nelle regioni polari). Contemporaneamente, sempre l’anno scorso, è stata installata fibra ottica lungo la verticale di estrazione del ghiaccio per studiarlo e monitorarlo nel tempo.  Le analisi sono finalizzate a ricostruire le condizioni climatiche ed ambientali della parte centrale delle Alpi, che permetterà di andare indietro di 1000 anni circa.

Il mese scorso ad aprile 2022, esattamente un anno dopo l’avvio della prima fase, è stato svolto un sopralluogo sul Ghiacciaio. Dalle suggestive immagini video emerge che la spedizione ha avuto l’obiettivo di verificare lo stato della fibra e di raccogliere ulteriori dati. La nuova fase dell’attività vede partner pubblici e privati raccolti attorno all’obiettivo: studiare il ghiacciaio per capire i cambiamenti climatici sull’arco alpino e sui territori circostanti. E’ proseguita la raccolta di dati provenienti dalla fibra ottica. Dalla loro posa si misurano spostamento e temperatura lungo tutta la verticale di sondaggio, dando informazioni preziose per comprendere come si muove il ghiacciaio dell’Adamello e quale sarà il suo futuro.

100 anni di storia del Ghiacciaio 

Le installazioni di fibra sono fondamentali per comprendere l’evoluzione del Ghiacciaio negli ultimi secoli, ricostruire le condizioni climatiche ed ambientali che si sono succedute fino ad ora, e fornire dati per gli scenari futuri sia sul ghiacciaio stesso che nelle Alpi centrali. In particolare la ricostruzione degli eventi climatici ed ambientali si concentrerà su 4 periodi specifici in questa seconda parte dell’operazione:

  • il periodo industriale;
  • la Prima Guerra Mondiale, combattuta in modo molto cruento sull’Adamello, rappresenta un periodo di particolare importanza per valutare l’impatto delle situazioni belliche in aree montane;
  • la parte della Piccola Età Glaciale, del periodo pre-industriale;
  • la parte basale della carota (indicativamente gli ultimi 30 metri di carota) consentiranno infine di comprendere l’evoluzione climatico-ambientale di un periodo stimato intorno a 1000 anni dal presente.

Come si muove il Ghiacciaio? 

L’inserimento di 4 cavi in fibra ottica all’interno della perforazione – progettato ed eseguito dal team del prof. Mario Martinelli del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano – ha permesso di monitorare l’evoluzione temporale del profilo termico e deformativo del ghiacciaio lungo la verticale fino alla profondità di 225 metri, con un elevato dettaglio spaziale.

«Un sistema di monitoraggio di questo tipo – spiega Martinelli – non è mai stato applicato a un ghiacciaio alpino prima d’ora e potrà fornire anche in futuro preziosissime informazioni, che saranno utili a geologi e glaciologi per prevedere la futura evoluzione del più grande e profondo ghiacciaio d’Italia. «Dalle valutazioni preliminari condotte dal team dell’Università di Brescia – ricorda Roberto Ranzi, professore di Costruzioni idrauliche e di Monitoraggio e sistemazione dei bacini idrografici in questo ateneo –  era risultato che difficilmente  il Ghiacciaio dell’Adamello sopravviverà  fino alla fine del secolo. Le misure effettuate nel progetto ClimADA potranno ridurre le incertezze delle nostre stime e gettare maggior luce sugli impatti del riscaldamento globale sulla criosfera e il regime dei deflussi nei bacini alpini glacializzati».

Nel progetto non sono escluse le istituzioni e comunità locali. Osserva Alessandro Bonomelli, Presidente della Comunità Montana di Valle Camonica-Parco dell’Adamello: «Il ghiacciaio porta dentro di sé e restituisce eventi ed elementi preziosi per ricostruire la storia dei secoli trascorsi. Nella lettura delle pagine ghiacciate del passato cerchiamo interpretazioni del presente e soluzioni efficaci per garantire un futuro al Pianeta e all’Umanità: da qui vengono gli obiettivi delle azioni progettuali in capo alla Comunità Montana di Valle Camonica-Parco dell’Adamello: informare e sensibilizzare i cittadini – con particolare riferimento ai bambini e ai ragazzi – sulle conseguenze che le nostre azioni e scelte quotidiane determinano sull’ambiente che ci ospita e ci dà la vita».

Ghiacciaio

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