La criminalità ha definitivamente abbracciato le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Dopo Skype, inconsapevole complice di telefonate internazionali che non potevano essere intercettate, è la volta del social network Facebook, sfruttato da un boss britannico per inviare messaggi dai toni minacciosi. ” Un giorno sarò a casa e non vedo l’ora di vedere sugli occhi di certe persone la paura di sapermi lì “, ha scritto Colin Gunn, condannato a 35 anni di detenzione ma pienamente in grado di aggiornare il suo status a beneficio di 500 ‘amici0. ” E’ bello potervi dire come sto, alcuni di voi devono aspettarsi una vendetta, alcuni mi hanno tradito malamente, i loro nomi verranno fuori e saranno umiliati, gli infami” , è una delle frasi riportate dal Sunday Times, che ha acceso la polemica citando altri casi di criminali liberi di comunicare sulle web-community. Provvedimenti in merito sono stati presi immediatamente: l’account di Gunn è stato chiuso il ministro della Giustizia Jack Straw ha assicurato che l’episodio non si ripeterà, “Siamo estremamente preoccupati per il fatto che i detenuti possano aggiornare Facebook ed altri social network. L’accesso ai social network è proibito” , ma il danno, 2.0, è fatto.
Criminalità 2.0: boss si affida a Facebook

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