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28 Agosto 2023 | Attualità, Disinformational

Crisi climatica e TG: parliamone ma non troppo in profondità

Anche nel 2023 continua il monitoraggio dell’Osservatorio di Pavia per Greenpeace Italia sulla narrazione mediatica della crisi climatica, il progetto analizza come questa viene raccontata dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa) e dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7. Il focus dell’analisi è sui contenuti che trattano il processo di riduzione delle emissioni e sulle azioni di decarbonizzazione e di quali narrative di resistenza alle azioni per il clima fossero più presenti sui media italiani.

Sono particolarmente interessanti i risultati relativi al 1° quadrimestre (gennaio-aprile) 2023 per i TG, sia per le risultanze in sé, sia perché la TV in Italia continua a far la parte del leone nella giungla mediatica. La metodologia applicata analizza il contenuto quali-quantitativa (content analysis) su screening preliminare di articoli contenenti le seguenti parole chiave: clima, climate chang, climatic-, decarbonizzazione, effetto serra, emissioni climalteranti, fossil-, gas serra, global warming, riduzione/abbattimento/azzeramento (e sinonimi) delle emissioni, riscaldamento/surriscaldamento globale. Vengono analizzati i 7 telegiornali nazionali trasmessi in prima serata da Rai, Mediaset e La7.

Quantitativamente le notizie dedicate alla crisi climatica sono poche in tutti i TG, TG1 e TG5 che sono pari merito al 1° posto della classifica ne trasmettono 0,6 al giorno; qualitativamente, o più precisamente, analizzando la centralità dell’argomento all’interno della singola notizia, in quelle trasmesse dal TG2 lo è nel 70% dei casi e nel 62% per Studio Aperto, mentre lo è solo nel 36% per il TG de La7, che è anche quello con la minor attenzione data all’argomento (0,1 notizia al giorno).

Il primo dato sconfortante che emerge dall’analisi è che le notizie che citano la crisi climatica sono 270 su 14.467, cioè l’1,9%. Il secondo aspetto conferma che l’informazione nei TG è sempre più superficiale: circa il 46% delle notizie sulla crisi climatica sono concernenti solo all’ambiente, altri aspetti importanti, come ad esempio quello economico collegato alla problematica è prevalente solo nel 5%. Superficialità che va a braccetto con il sensazionalismo: oltre il 50% delle notizie trasmesse sono incentrate sugli eventi estremi e sulle azioni degli attivisti a difesa del clima; argomenti come greenwashing, soluzioni tecnologiche e salute sommati non raggiungono il 5% del totale di notizie trasmesse.

Grande protagonismo (nelle notizie diffuse dai TG) dei politici delle istituzioni nazionali, al primo posto della classifica presenze (20,5%), seguiti dalle associazioni ambientaliste (19,5%) e dagli esperti di scienza e tecnologia (16,8%), questi ultimi con un ruolo però evidentemente marginale visto lo scarso protagonismo ottenuto dall’ambito specifico.

Parlare di crisi climatica è di attualità, ma non sbilanciamoci troppo sulle cause: solo poco meno del 12% delle notizie le cita, mettendo le emissioni CO2 o altri gas climalteranti e i combustibili fossili a pari merito come cause principali: maglia nera il TG1 con lo 0,8%, meglio di tutti il TG la7 con il 2,9%.

Ma ci sono responsabili di questa crisi? I TG non lo sanno o non lo dicono, o meglio lo dicono nello 0,5% delle notizie analizzate, che tradotto in numeri assoluti per il periodo preso in considerazione significa 2 citazioni di cui 1 sulle compagnie petrolifere e 1 sui soggetti politici istituzionali nazionali. Va un po’ meglio con le conseguenze della crisi climatica, citate nel 60% circa dei casi, con il TG5 che arriva al 79% e maglia nera per il TG4 con solo il 23%.

Ma le soluzioni? Se ne parla, ma solo nel 35% delle notizie sulla crisi climatica; le principali citate sono la riduzione delle emissioni, la transizione verso fonti rinnovabili, l’elettrificazione dei trasporti e le azioni di decarbonizzazione. Non pervenute l’economica circolare e la riduzione dei consumi.

 

di Davide A. Porro

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