La guerra al cybercrime passa per la collaborazione tra pubblico, privato e mondo accademico . E’ il concetto emerso dalla presentazione del Rapporto 2013 sulla cyber security nazionale . Secondo quanto evidenziato dai dati, ricavati dalle risposte a un questionario inviato a numerosi soggetti interessati agli attacchi informatici, dalla pubblica amministrazione agli istituti di credito, dalla grande industria alla piccola impresa, il cybercrimine impatta sulla prosperità economica di un Paese e per questo motivo coinvolge tutte le realtà. ”E’ un danno incredibile – spiega Roberto Baldoni, direttore del Centro di Cyber Intelligence della Sapienza – se ad esempio vengono rubati, con un attacco informatico, i brevetti’ ‘ di un’eccellenza italiana ”o i metodi di preparazione di un prodotto” made in Italy. E nel cyberspace ”è sempre emergenza massima per eventuali assalti. Il fenomeno – aggiunge – è in aumento’ ‘. Per questo motivo, ”serve un coinvolgimento del pubblico, del privato ma soprattutto del mondo accademico, che può sfornare esperti”. Esperti, sottolinea ancora Baldoni, che l’Italia ”deve riuscire a tenere e non far andare via”. Questo coinvolgimento si traduce, aggiunge Baldoni, in ”una grossa opportunità economica per tutta la nazione grazie agli attori coinvolti, l’industria, la piccola e media impresa e l’expertise scientifica. La protezione dello spazio cibernetico è un dovere, perché la sicurezza è prosperità. E’ un binomio inscindibile”, conclude.
Cybercrime, lotta tra pubblico e privato

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