Il Ddl Gentiloni “presenta molte luci e poche ombre”. Questo il giudizio espresso dal presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, nel corso di un’audizione alla Camera. Tra i punti di forza, spiega il Garante, c’è il fatto che “accelera il passaggio alle trasmissioni in tecnica digitale; risponde in linea di principio alla giurisprudenza della Corte Costituzionale sul pluralismo televisivo; risponde alle censure della Commissione europea; risponde all’esigenza di dare certezza e imparzialità alla rilevazione degli ascolti; promuove nuove modalità trasmissive come la internet-tv su banda larga”. Tra le ombre, Catricalà rileva che “non è opportuna la definizione per legge della posizione dominante” e inoltre “suscita perplessità il limite ai ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria”. Se “è vero che nessuno vuole colpire la capacità di crescita di un’azienda o il fatturato”, è anche vero che la misura che prevede limiti alla raccolta pubblicitaria di un operatore “risulterà asimmetrica, perchè il mercato pubblicitario è un mercato maturo, che cresce solo dell’1% e nel quale se si perde una quota di mercato occorrono vent’anni per recuperarla”. “Per Mediaset – ha proseguito Catricalà – la pubblicità è fonte principale di finanziamento e il mercato pubblicitario è strumento principe per alcune società. Non per la Rai che ha anche il canone e neanche per le tv satellitari”. Per velocizzare il passaggio al digitale, Catricalà ritiene opportuno che “le frequenze lasciate libere dagli operatori detentori di più di due emittenti irradiate su frequenze analogiche” siano “ridestinate alla tecnica digitale” e invita a “una politica di incentivazioni degli acquisti dei decoder incentrata su apparecchi polivalenti”
Ddl Gentiloni: “luci e ombre” secondo Catricalà

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