Nonostante la complessiva crescita del settore, lo sviluppo dell’e-commerce italiano è ancora distante dai livelli dei nostri partner europe i: nella classifica sull’utilizzo dell’e-commerce l’Italia si colloca al 25esimo posto su 28 Paesi, prima di Grecia, Bulgaria e Romania. Il ritardo riguarda sia i cittadini, che ignorano e in qualche caso temono ancora questo metodo di acquisto, sia le imprese, la cui quota di fatturato legato all’e-commerce è ancora molto modesto. I risultati emergono da uno studio realizzato dal Centro Studi di Mm-One Group che ha preso in considerazione 12 indicatori Eurostat che fotografano i comportamenti di aziende e cittadini in Italia e all’estero, sia per quanto riguarda l’attitudine all’acquisto e alla vendita di prodotti, che all’utilizzo di servizi come l’internet banking e il booking online. Aggregando opportunamente gli indicatori considerati, si delinea una netta spaccatura fra Nord e Sud Europa. Ai primi posti della classifica si posizionano paesi quali la Danimarca, Svezia e Gran Bretagna che si distinguono per il maggior utilizzo del commercio elettronico. Entrando nel dettaglio del ritardo italiano, la quota di fatturato delle imprese derivante dalle vendite in rete è appena del 6%, mentre in Europa la media si attesta al 15% . Nonostante un volume di traffico che nel 2012 si è avvicinato ai 20 miliardi di euro e alle quasi 2mila nuove aziende di e-commerce nate nel 2013, solo il 6% del totale delle imprese italiane vende online (la media Ue è del 16%).
E-commerce, l’Italia è ancora indietro

Guarda anche: