Il piccolo centro siciliano vince il titolo per il 2026. L’iniziativa è stata promossa quest’anno dal ministro della Cultura per valorizzare realtà territoriali decentralizzate attraverso l’arte contemporanea.
Lo scorso 31 ottobre, il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha eletto la prima capitale italiana dell’arte contemporanea, un progetto nato sul modello della Capitale italiana della cultura e la Capitale italiana del libro. Si tratta di Gibellina, cittadina in provincia di Trapani che ha superato Gallarate, Carrara, Pescara e Todi e che “con la sua candidatura offre al nostro Paese un progetto organico e solido, consegnando all’Italia di oggi un esemplare modello di intervento culturale fondato su valori e azioni che riconoscono all’arte una funzione sociale e alla cultura lo statuto di bene comune”, come ha affermato il ministro Giuli motivando la scelta della giuria.
Una vittoria significativa, una rivincita per un passato doloroso e un esempio virtuoso di rinascita. Gibellina fu protagonista, nel gennaio del 1968, della prima vera emergenza del Dopoguerra, andando completamente distrutta nel terremoto del Belice con un bilancio pesantissimo: 296 morti, oltre mille feriti e quasi 100mila sfollati. La città sparì e l’economia, quasi esclusivamente agricola, subì gravi ripercussioni.
Successivamente, grazie alla forza di volontà degli stessi terremotati e di numerosi studenti, il Belice diventò un vero e proprio laboratorio a cielo aperto. Venne ricreato il centro abitato una ventina di chilometri più a valle sul territorio del comune di Salemi, e l’ex sindaco Ludovico Corrao chiamò a raccolta un gruppo di artisti e intellettuali perché potessero dare il loro apporto. Mario Schifano, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino e Leonardo Sciascia sono solo alcuni dei nomi che hanno contribuito a questa rinascita.
In particolare, Alberto Burri si rifiutò di inserire una sua opera nel nuovo contesto urbano e realizzò il Cretto di Burri, o Grande Cretto, sulla vecchia Gibellina. L’opera di arte contemporanea ha una superficie di circa 80mila metri quadrati ed è tra le più estese al mondo. Da contesto tipicamente rurale a oggi, il nuovo borgo rappresenta un’espressione unica di arte contemporanea e un laboratorio urbano a cielo aperto con la “capacità di essere insieme città opera e città da abitare” condiviso dalla cittadinanza e dalle giovani generazioni. La nuova cittadina dà il benvenuto ai visitatori con “La Porta del Belice”, iconica e mastodontica opera in acciaio inossidabile di Pietro Consagra, alta circa 26 metri e sorprendentemente somigliante al simbolo universale del fiore della vita presente anche all’interno del Tempio di Gerusalemme, mentre, proseguendo lungo il principale Corso Umberto, si possono ammirare “I Cubi” di Pietro Consagra e la “Stella di Gibellina” di Renato Guttuso.
Secondo il sindaco del paese siciliano Salvatore Sutera, premiare Gibellina è un “segnale con cui dire che anche dai momenti bui, segnati dalle tante catastrofi che viviamo, possono nascere delle realtà assolutamente nuove. È un messaggio che l’Italia può dare a tutto il mondo. Da questo punto di vista ci assumiamo quindi una responsabilità ancora maggiore. Mi farebbe piacere trovare un modo per collaborare con le altre città finaliste che hanno presentato dei progetti assolutamente validi. Tutti quanti meritavamo questo titolo”.
di Antonietta Vitagliano